L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Carmen, stupiscimi!

 di Irina Sorokina

Sul lago di Bregenz si rinnova la tradizione spettacolare del festival austriaco con la ripresa della produzione di Kasper Holten. Nel cast si impomgono le due protagoniste femminili, Gaёlle Arquez e Cristina Pasaroiu.

Bregenz, 24 luglio 2018 - Negli ultimi anni il Bregenzer Festspiele ha potuto vantare delle produzioni indimenticabili tra cui Tosca (2007-08), Aida (2009-10), Andrea Chénier (2011-12), Il flauto magico (2013-14), tutte nate nell’”era” di David Pountney. Con l’arrivo di Elisabeth Sobotka lo spirito del festival si è un po’ “calmato”, basti pensare a una Turandot abbastanza tradizionale (2015-16). Nel 2017 era stata messa in scena Carmen: secondo la regola del festival lacustre, viene ripresa anche quest’anno.

Quel che era apparso sul palcoscenico galleggiante un anno fa potrebbe essere definito in un unico modo: uno show grandioso firmato da Kasper Holten con le scene della nota designer britannica Es Devlin. La produzione sembrava una citazione della famosa frase di Sergey Diaghilev, che amava dire ai suoi artisti: “Stupiscimi”. Come se il pubblico del Bregenzer Festspiele avesse chiesto al team incaricato di mettere in scena Carmen: “Stupiscimi”. E il team aveva obbedito.

L’installazione della Devlin si basa sull’idea delle carte. Dalle onde del lago di Costanza sorgono le gigantesche braccia femminili, il sinistro con un tatuaggio, le unghie sono decorate con lo smalto rosso acceso un po’ sciupato, nella mano sinistra una sigaretta che regolarmente emette fumo che sparisce nei cieli sopra il lago di Costanza. Le mani gettano le carte, le mani formano lo spazio scenico, le carte lo trasformano in qualcosa di inquietante, irregolare, capace di riservare le sorprese. Lo spettacolo è organizzato come una serie di effetti speciali. A Bregenz amano parlare delle cifre ed eccone alcune: i posti a sedere sono 6 980, i solisti 10, i ballerini 34, i coristi 40, i figuranti 11, nel coro delle voci bianche cantano 20 bambini etc. etc. La lunghezza della sigaretta è 6 metri, quella dell’installazione intera circa 30.

Ogni effetto speciale possiede la capacità di colpire il pubblico. Nella fuga della protagonista alla fine del primo atto il suo personaggio si sdoppia: la cantante si rifugia dietro una carta, in un attimo la sua controfigura appare sulla cima della stessa carta, scivola giù e si butta nel lago, ovviamente, senza lasciare ai miseri uomini nessuna possibilità di prenderla. A proposito, le acque del lago di Costanza non sono certo tiepide.

Il lago quasi sempre riveste un ruolo importante nelle produzioni del Bregenzer Festspiele; basta ricordare Cavaradossi che da morto cadeva nelle sue acque, od Amonasro costretto di assistere al duetto della figlia con Radames con l’acqua letteralmente alla gola. Tuttavia i “trucchi” aquatici della Carmen sono piuttosto originali. Nell’atto secondo la danza delle donne assume un carattere estatico e finisce quasi interamente in acqua. Il povero Zuniga viene barbaramente ucciso (in fin dei conti, non ha fatto nulla!) e il suo cadavere portato via dai contrabbandieri sulla motonave; lo stesso mezzo usa Escamillo quando viene ad invitare Carmen al suo show. L'immagine più forte ci aspetta alla fine: Don José rifiuta il tradizionale coltello per fare fuori la scomoda amante, la spinge sotto acqua e, là, accanito, tiene la sua testa, finché il cadavere esanime non salga in superficie. Le povere cantanti devono portare pazienza, se non rischiare, respirando grazie ad una bombola d’ossigeno nascosta sotto l’abito. Gli altri “trucchi” vengono creati grazie alle fiamme e le luci, i veri falò nel terzo atto, i fuochi d’artificio e la danza di due uomini trasformati in un toro e un torero accompagnati da danzatrici che giocano con le proprie larghe gonne color fucsia, nel quarto (coreografie di Signe Fabricius). In fin dei conti, la versione di Kasper Holten entra nel quadro degli allestimenti tradizionali, la storia della zingara e il soldato non cambia, ma appare “abbellita” dagli effetti speciali allo scopo di far aprire la bocca al pubblico ed emettere numerosi “ah!”.

Molto belli e pittoreschi i costumi ideati da Anja Vang Kragh e davvero magnifiche le luci di Bruno Poet; tuttavia, non sono solo loro ad attirare gli sguardi spesso rapiti degli spettatori. L’autore dei video Luke Halls crea un’altra serie di effetti speciali, le carte gettate appaiono come se fossero danneggiate dall’acqua, o presentano immagini della vecchia Siviglia, o diventano lo schermo per proiezioni dei primi piani dei cantanti.

Anche quest’anno Carmen al Bregenzer Festspiele viene rappresentata tutti i giorni tranne lunedì e tre Carmen, tre Don José, tre Micäela e due Escamillo provvedono all’esecuzione ininterrotta dell’opera sul palcoscenico galleggiante. Gaёlle Arquez nel ruolo della protagonista e Cristina Pasaroiu in quel di Micaёla superano alla grande entrambi gli interpreti maschili. La cantante francese è dotata dall’autentico physique du rôle, bruna, statuaria, armoniosa e fiera nelle movenze, vanta un accento giusto e crea un personaggio indimenticabile nonostante la voce non proprio eccezionale. La sua rivale, la Micaela della Pasaroiu, non è da meno; anche lei molto credibile nel ruolo “blu” affidatole, dolcissima, si, ma anche forte e determinata. Possiede una voce di soprano salda ed ampia e conquista con una grande espressività.

Non altrettanto efficienti i loro uomini. Il tenore svedese Daniel Johansson nei panni di Don José disegna un uomo debole, esitante, privo di spina dorsale e facilmente manovrabile; sorprendentemente la voce rispecchia queste qualità, suona in modo un po’ fiacco anche se il fraseggio è espressivo e l’accento giusto.

Il baritono lituano Kostas Smoriginas appare piuttosto noioso, troppo ordinario e completamente privo di brio e fascino che dovrebbe possedere un torero sciupafemmine.

La produzione del Bregenzer Festspiele della mitica opera di Bizet poteva, in compenso, vantare ottimi comprimari. Cornelie Isenbürger – Frasquita, Judita Nagyova - Mercédès , Wolfgang Stefan Schwaiger - Moralés, Sébastien – Soulès Zuniga, Peter Marsh – Le Remendado, Adrian Clarke Le Dancaire – Le Dancaire sono affascinanti, dinamici, posseggono strumenti vocali adatti alle parti.

I cantanti a Bregenz, dotati di microfono ad archetto, non sono al contatto diretto col direttore che guida l’orchestra seduta sul palcoscenico del Festspielhaus esattamente sotto le poltrone del pubblico. Questa rara situazione sembra, tuttavia, non avere nessun effetto negativo sulla esecuzione musicale dell’opera sul lago di Costanza. Sul podio, invisibile al pubblico, il giovane e aitante Jordan de Souza alla guida della Wiener Simphoniker tiene i ritmi serrati tipici delle esecuzioni delle opere sul lago (i recitativi e alcuni pezzi sono tagliati per ridurre la durata dello spettacolo a poco più di due ore, senza intervallo), tuttavia riuscendo a ottenere un suono brillante dall’orchestra e una sintonia perfetta nei concertati. Il Prager Philarmonischer Chor diretto da Lukaš Vasilek e Benjamin Lack conferma la sua preziosa presenza al Bregenzer Festspiele.

L’anno prossimo si cambia musica: siamo in attesa di Rigoletto sul palcoscenico galleggiante e Don Quiscotte di Massenet al Festspielhaus.


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