Bologna, Teatro Comunale: “Carmen”

Teatro Comunale, Stagione d’opera 2016
“CARMEN”
Opéra-comique in quattro atti
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy dalla novella di Prosper Merimée
Musica di Georges Bizet
Don José ROBERTO ARONICA
Escamillo
SIMONE ALBERGHINI
Le Dancaïre
MAURIZIO LEONI
Le Remendado
PAOLO ANTOGNETTI
Moralès
NICOLÒ CERIANI
Zuniga
MASSIMILIANO CATELLANI
Carmen
VERONICA SIMEONI
Micaëla
MARIA KATZARAVA
Frasquita
SONIA CIANI
Mercédès
ANTONELLA COLAIANNI
Una venditrice di arance
LUCIA MICHELAZZO
Uno zingaro
SANDRO PUCCI
Lillas Pastia
ALESSANDRO CIARDINI
Orchestra, Coro e Coro delle Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Frédéric Chaslin
Maestro del Coro Andrea Faidutti
Regia e scene Pietro Babina
Costumi Gianluca Sbicca
Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna
Bologna, 20 marzo 2016
Niente di verista, nella Carmen del Comunale di Bologna. Niente di vero, verrebbe da aggiungere. L’opéra-comique che stregò l’immaginario di fine Ottocento con il suo ficcante realismo è immaginata dal regista Pietro Babina come un divertissement architettato da un muto prestigiatore, un Mandrake faccia di teschio che per tutta l’opera si aggira in scena guidando una ridda di rossi diavoletti. Lui e gli altri si muovono in una Siviglia che Siviglia non è, evocata da parolone a lettere cubitali e da colori accesi alla Almodovar. Che forma ha l’esotico, in questa Carmen? Quella di un flamenco ballato dalla protagonista nella taverna di Lillas Pastia, spettacolino per turisti ammaliati dal brivido del viaggio low cost e last minute (li ritroveremo anche nell’arena del quarto atto). Il colore locale diventa dunque paccottiglia da visitatori svogliati: nessuno scandalo, la lettura può anche divertire – ben venga, stiamo pur sempre assistendo ad un opéra-comique! – ma sconcerta ove impone una Carmen buona e sognatrice più che disinibita avventuriera, spinta al tragico epilogo più dall’onnipresente deus ex machina in frac di cui sopra che non dalla sua condotta disinibita.  Spiace poi che i dialoghi siano tagliati, molto più del solito: certi snodi della vicenda risultano assai oscuri, così congegnato il terz’atto è un moncone, i personaggi di Micaëla ed Escamillo sono inesorabilmente ridotti in formato bidimensionale.
Peccato perché le voci sono buone e la compagnia in scena si muove disinvolta. Veronica Simeoni regala alla sigaraia il suo bel timbro mediosopranile di schietta pasta italiana, omogeneità fra i registri, emissione facile e fraseggio mai sguaiato. Esplosivo negli acuti, al suo fianco, il Don José di Roberto Aronica, voce corposa, capace di smorzare il si nell’Aria del fiore e di conferire accenti drammatici più che patetici al personaggio. Intensa nella sua aria Maria Katzarava, di acuti facili ma piuttosto “aperti”: la sua Micaëla è la solita fanciulla per bene, emettitrice di bei suoni e poco più. Escamillo è Simone Alberghini, di cui ancora una volta si lodano la grande tecnica, il fraseggio asciutto ma calzante e la simpatia d’accento, che ben si attagliano a questo torero da villaggio vacanze. Centrata la distribuzione dei comprimari, dallo Zuniga di timbro scuro e accento franco di Massimiliano Catellani, al buon Moralès di Nicolò Ceriani,  fino alla corretta accoppiata Paolo Antognetti/Maurizio Leoni (Remendado e Dancaïre). Spiccano poi la Frasquita brillante in alto di Sonia Ciani e le belle note gravi di Antonella Colaianni come Mercédès. Doppia lode per il Coro e per il Coro di voci bianche del Comunale: l’uno e l’altro hanno bel suono e i grandi come i piccoli si divertono in scena. Cambi di tempo netti, piglio narrativo asciutto, attenzione ai particolari della scrittura caratterizzano la direzione di un veterano dell’opera francese come Frédéric Chaslin, alla guida di un’Orchestra del Comunale che qui ancora una volta sa essere ora duttile, ora massiccia, ora colorata di legni solisti in bella forma. Qui più che sul palco sembra giocarsi il racconto della tragedia di Carmen. Foto Rocco Casaluci