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Recensione opera Macbeth di Giuseppe Verdi al Teatro Comunale di Bologna

Redazione Liricamente, 16/10/2015

In breve:
Bologna - Recensione dell'opera lirica Macbeth di Giuseppe Verdi in scena al Teatro Comunale di Bologna il 15 ottobre 2015.


Dopo il successo ottenuto in occasione del Bicentenario Verdiano, il Macbeth nello spettacolo interamente ideato da Robert Wilson torna sul palcoscenico del Teatro Comunale di Bologna.

Ciò che accade spesso nelle produzioni meticolose, studiate nel dettaglio sotto ogni punto di vista, è che le riprese a distanza di tempo funzionano ancora meglio delle prime; ed è ciò che è successo sul palcoscenico bolognese, dove la poesia, l'arte pura ed elegante del regista statunitense è stata sapientemente ripresa, sotto la sua personale supervisione, dal bravo Gianni Marras con la collaborazione di Nicola Panzer.

La precisione dei movimenti coreografici, dove nulla è lasciato al caso, la raffinatezza della gestualità, l'espressività della mimica, la coerenza dello sviluppo drammatico, l'accuratezza degli effetti luce – ideati dallo stesso Wilson e messi a punto da AJ Weissbard – fanno di questo spettacolo un'eccellenza nell'arte del teatro.

Lo stile e il gusto possono non piacere, ma il lavoro deve essere stimato col massimo dei voti.

Bellissimi e accuratissimi i costumi di Jacques Reynaud, il trucco e le parrucche.

Altrettanto superlativa è la prova di Roberto Abbado, che trova all'interno della partitura verdiana dei colori e delle sfumature che fanno sentire suoni nuovi, fin nei singoli strumenti. Straordinario è il dialogo con il palcoscenico, giocato tra pianissimi e fortissimi di orchestra e cantanti proprio come indicato nello spartito, a totale effetto del senso teatrale verdiano.

Come sempre eccezionali l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e il Coro guidato da Andrea Faidutti.

Dario Solari, che in altre circostanze non abbiamo sentito primeggiare, in questa occasione esprime un fraseggio davvero sorprendente, soprattutto in primo atto, dove “Mi si affaccia un pugnal!” e il successivo duetto “Fatal mia donna!” sono resi con un'incredibile efficacia drammatica. La linea di canto è morbida e sicura.

Ma la vera protagonista assoluta è la Lady di Amarilli Nizza, dotata di un'espressività oltre ogni misura che si rivela in ogni singolo sguardo, accentuata dalla sapiente immobilità raffinata voluta da Wilson. La tecnica di canto è salda e le permette i salti vocali tra gravi e acuti previsti dalla parte, eloquente il fraseggio, timbratissimi i pianissimi – davvero belli e suggestivi sono quelli del concertato – speciali i sussurrati, degni della cantante attrice che si sta imponendo come una delle migliori interpreti verdiane.

Ben centrato il Banco di Riccardo Zanellato, ben omogeneo nella vocalità.

Buona la prova di Lorenzo Decaro nel ruolo di Macduff, dove mostra maggiore sicurezza negli acuti rispetto a occasioni precedenti, anche se si nota ancora leggermente il rischio che non siano posizionati bene in avanti, ma va sempre notata la bellezza del timbro.

Ottima la Dama di Marianna Vinci e particolarmente efficaci il Malcolm di Gabriele Mangione, il Medico di Alessandro Svab, il domestico e prima apparizione di Michele Castagnaro, il sicario di Sandro Pucci, l'araldo di Luca Visani e le apparizioni di Chiara Alberti e Alice Bertozzo.

Eccellenti i mimi: Jacopo Trebbi, Valentina Vandelli, Simone Susani, Nicole Guerzoni, Leonardo Bianconi, Carlo Alberto Brunelli.

 
 
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