La
produzione del Trittico al Festival Puccini di Torre del lago vede quest’anno
una sinergia di forze che coinvolge l’Accademia di Alto Perfezionamento per
voci liriche pucciniane, unitamente al bando di concorso per la regia, le scene
ed anche i costumi per il celebre lavoro del musicista lucchese.
Così,
accanto a colonne portanti del panorama lirico internazionale, si sono esibiti
anche i giovani dell’Accademia, per un incontro tra certezze e speranze future.
Vincitrici
del bando e quindi curatrici della messa in scena del Trittico nell’Auditorium Caruso
sono state sette giovani italiane che hanno presentato un progetto a nostro
avviso semplice e funzionale, senza troppi fronzoli, ma di buon gusto e
studiato appositamente per il piccolo auditorium, ove saranno ospitate anche le
prossime iniziative del Progetto Puccini 2.0, ossia il laboratorio di idee
legato al Festival e che ha proprio il compito di promuovere i giovani e le
loro proposte innovative.
Trait d’union
delle tre messe in scena è la figura centrale di un bambino, che compare sul
palcoscenico sia in veste reale che immaginaria, a rappresentare l’innocenza
che vede dal di fuori ciò che il mondo degli adulti costruisce, a volte incomprensibilmente,
e che permette così allo spettatore di assistere con lui alle tre vicende che
si alternano nell’ordine da tutti conosciuto. Così nel Tabarro rappresenta l’immagine
del piccolo figlio di Michele e Giorgetta ormai morto; in Suor Angelica è l’anima
del dolce figlioletto della sfortunata sorella, infine in Gianni Schicchi è il
divertito Gherardino, che gode in carne ed ossa dei siparietti e delle sciocche
facezie dei parenti sbeffeggiati dal defunto Buoso e dallo stesso Schicchi.
Con
Tabarro la regista Selene Farinelli ci porta in un ambiente cupo, ove le azioni
sono concitate e non danno tregua ai protagonisti, irrequieti nell’animo e
dunque anche nelle gesta. Le scene di Monica Bernardi prevedono una
banchina illuminata solo da un lampione davanti ad una ringhiera di ferro e con
dietro un muro di mattoni. A lato un semplice filo appeso ove Giorgetta stende
il bucato. L’ambiente è semplice nella sua desolante semi oscurità, ed i
protagonisti si muovono in esso quasi come ombre di se stessi, ombre di una
vita mal vissuta, che porta alla tragedia ed alla sofferenza di dover andare
avanti con tremendi rimorsi. A scena aperta il bimbo di cui sopra compare sul
palco come una visione, per consegnare alla mamma la sua scarpetta, ormai simbolo
di sofferenza nel ricordo dell’amore materno perduto. Da lì si dipanano tutte
le gesta dei protagonisti, in cerca ancora di qualche emozione nella noia della
vita quotidiana, senza riuscirci naturalmente.
Alla
guida delle tre messe in scena il Maestro Bruno Nicoli ci è parso tirar fuori
il meglio dell’espressività dall’orchestra del Festival. Il suono è armonioso
ed avvolgente, complice anche la piccola sala dell’auditorium, mai sopra le
righe, che accompagna e guida gli interpreti con gusto e diversità di accenti:
una esecuzione pregevole.
Nel
ruolo di Michele Alberto Mastromarino si mostra appassionato e navigato
interprete, che sa aggiungere un tocco personale al ruolo, donandogli una certa
umanità che diversamente non troveremmo; è un uomo tradito e vendicativo sì, ma pur padre sofferente, il che risulta anche nell’esecuzione vocale: di cuore e
pathos.
Altresì
dicasi per Amarilli Nizza come Giorgetta: la sicurezza nella tecnica e
nell’emissione vocale le consentono anche una interpretazione del personaggio
di grande forza espressiva. Non una moglie annoiata che cerca ‘distrazione’ in un altro uomo per occupare il
tempo, bensì una madre e moglie che ha dato tutto senza nulla in cambio e cerca
disperatamente di trovare salvezza nel cuore di un altro, ma le verrà portato
via anche questo.
Mirko
Matarazzo ha indubbiamente offerto un Luigi molto
vigoroso sia per voce che per interpretazione, risultando però talvolta
eccessivo, soprattutto in acuto.
Piuttosto
convincente e dal bel timbro fresco ed acuto il Tinca di Manuel Pierattelli,
mentre ci è parso subire la pur equilibrata orchestra Marco Simonelli nel ruolo
del Talpa. Sua moglie La Frugola è una certamente espressiva Laura Brioli, che però ci
è parsa incupire un po’ troppo i suoni soprattutto nel registro grave.
Chiudono
il cast i due amanti, Francesca
Martini , voce fresca e delicata, ben assortita con Ugo Tarquini, anch’egli delicato e
corretto, interprete anche del ruolo del Venditore di canzonette.
Infine
le Midinette: Federica Grumiro, Mariacarla Seraponte, Francesca RomanaTiddi, Mariacarla
Seraponte, Paola Roncolato, Marina Gubarev.
Il pubblico molto attento e festoso ha salutato al termine tutti i protagonisti, con le consuete punte di gradimento agli interpreti principali ed anche alla regista.
LA PRODUZIONE
Maestro concertatore
e direttore Bruno
Nicoli
Regia Selene Farinelli
Scene Monica Bernardi
Costumi Lorena
Marin
Assistente alla scenografia
e ai costumi Carla Conti Guglia
Disegno luci Valerio Alfieri
Maestro del Coro Francesca Tosi
GLI INTERPRETI
Michele Alberto
Mastromarino
Giorgetta Amarilli
Nizza
Luigi Mirko Matarazzo
Il Tinca Manuel
Pierattelli
Il Talpa Marco
Simonelli
La Frugola Laura
Brioli
Un Venditore
di canzonette Ugo Tarquini
Due amanti Ugo
Tarquini, Francesca Martini
Le
Midinette Federica Grumiro, Mariacarla Seraponte, Francesca
Romana
Tiddi, Mariacarla Seraponte, Paola
Roncolato, Marina Gubarev
Orchestra e Coro del Festival
Puccini
Nuovo Allestimento del Festival
Puccini
Per
Suor Angelica la scena fissa dello sfondo si trasforma ed arricchisce con le inferriate e i muri del
convento in cui risiede la protagonista con le sue consorelle, ancora opera di Monica
Bernardi. Anche in questo caso pochi elementi sono sufficienti e
funzionano molto bene per la storia narrata. La regia è opera di Vittoria
Lai e Giorgia Guerra, che hanno saputo dare ai personaggi un’aura di
austerità e drammaticità insieme che a fine rappresentazione, soprattutto all’arrivo
del bimbo, che torna tra i mortali un’ultima volta per prostrarsi in ginocchio
accanto alla mamma morente, hanno lasciato il pubblico molto scosso.
In
questa seconda parte del Trittico ritroviamo alcune interpreti del Tabarro.
L’esperienza
di Amarilli
Nizza in questo ruolo è tale da consentirle di padroneggiarlo in
maniera totalizzante. Il suo canto ‘con l’anima’ in particolar modo in questa opera,
le consente di trascendere da se stessa e calarsi nel ruolo a tal punto che il
risultato è quasi sconvolgente; senza mai porre in secondo piano l’esecuzione
vocale che è la colonna portante della sua interpretazione.
Ritrova
al suo fianco Laura Brioli in questo caso come zia Principessa, che ci è
parsa più convincente rispetto al Tabarro. Nell’insieme delle tante sorelle che
popolano la vicenda registriamo la Badessa di Paola Roncolato, dal
piglio austero, la suora Zelatrice e la Maestra delle Novizie, rispettivamente Marina
Gubarev, qui parsa leggermente discontinua nell’emissione vocale, e Sandra
Mellace, dal timbro scuro e forte. Le tre suore Genovieffa, Osmina e Dolcina,
sono nell’ordine una discreta Federica Marotta, Hanying Tso e Federica Grumiro, la
Suora Infermiera è Francesca Cappelletti, la Prima cercatrice è Mariacarla
Seraponte, la Seconda cercatrice e novizia è Francesca Romana Tiddi, la
Prima conversa è Francesca Martini, ed infine la Seconda conversa è Myrto
Bocolini.
Il
coro delle voci bianche di Sara Matteucci ed il coro del
Festival di Francesca Tosi completano questo spettacolo molto intenso.
Diversi
minuti di applausi hanno accolto una visibilmente commossa Amarilli Nizza e
poi tutto il cast e le registe al termine.
LA PRODUZIONE
Maestro concertatore
direttore Bruno
Nicoli
Regia Vittoria Lai e Giorgia Guerra
Scene Monica Bernardi
Costumi Lorena
Marin
Assistente alla scenografia
ai costumi Carla
Conti Guglia
Disegno luci Valerio Alfieri
Maestro del Coro Francesca Tosi
Maestro del Coro
delle voci bianche Sara Matteucci
GLI INTERPRETI
Suor Angelica Amarilli Nizza
La Zia Principessa Laura Brioli
La Badessa Paola
Roncolato
La Suora Zelatrice Marina Gubarev
La Maestra delle Novizie Sandra
Mellace
Suor Genovieffa Federica Marotta
Suor Osmina Hanying Tso
Suor Dolcina Federica Grumiro
La Suora Infermiera Francesca
Cappelletti
Prima cercatrice Mariacarla Seraponte
Seconda cercatrice Francesca Romana Tiddi
Una novizia Francesca
Romana Tiddi
Prima conversa Francesca Martini
Seconda conversa Myrto Bocolini
Orchestra e Coro del Festival
Puccini
Coro delle voci bianche del
Festival Puccini
Nuovo Allestimento del Festival
Puccini
Con
Gianni Schicchi l’atmosfera cambia radicalmente e ci troviamo in una camera da
letto con il parato di fondo che ricorda il tendone di un circo, che poi lascia il posto ad una splendida veduta della città di Firenze, ove gli sciocchi
parenti del defunto Buoso si lamentano e piangono per una eredità che viene
loro negata in favore dei frati di un convento. Il bimbo che ha ‘attraversato’
le vicende come figura irreale di questo Trittico è ora in concreto il
figlio di Gherardo e Nella, che qui assiste tra il divertito e l’incredulo a
quanto possano essere sciocchi e fatui gli adulti. Anche questa terza parte è
curata con molto gusto sia per regia, non banale ma dinamica e con qualche
guizzo di originalità, opera di elena
Marcelli, che per le scene, sempre a cura di Monica Bernardi. I costumi dell'intero Trittico sono di Lorena Marin, qui particolarmente graziosi.
Protagonista
assoluto e grande mattatore è ancora una volta Alberto Mastromarino, che
qui supera se stesso e ci offre uno Schicchi brioso, a tratti sentimentale, consapevole
del suo operato e mai sopra le righe; insomma un personaggio risolto con ‘mestiere’.
Accanto
a lui, anche in questo caso, ritornano alcuni interpreti dell’intera serata. Mariacarla
Seraponte, risolve il personaggio di Lauretta con semplicità e naturalezza,
così come la celebre aria rivolta al babbo è eseguita con buona verve, pur
senza troppo colpire. Il suo spasimante è interpretato da Ugo Tarquini, che ha con
lei un buon feeling e conferma la leggerezza nel timbro, se pur con qualche
problemino a farsi udire a pieno di tanto in tanto.
Stavolta
Sandra
Mellace è nel ruolo di Zita, che qui mostra una buona vena comica, così
come Federica
Grumiro in Nella e Anna Maria Stella Pansini nel ruolo
della Ciesca.
Più
a suo agio nel ruolo di Simone Marco Simonelli, che ci è parso più espressivo anche in voce, e
conferma la buona impressione avuta in Tabarro Manuel Pierattelli, alias
Gherardo, col suo timbro morbido ed apprezzabilmente acuto. A completare la
schiera di ruoli di fianco: Pedro
Carrillo, Betto, Jacopo Bianchini, Marco, nel doppio
ruolo di Maestro Spinelloccio e Ser Amantio di Nicolao Velthur Tognoni, il
Pinellino e Guccio di Gabor Kovacs e Simone Frediani, e la
deliziosa Matilde Silicani come piccolo Gherardino.
Atmosfera
rilassata e divertita per tutti e calorosi applausi soprattutto per Alberto
Matromarino. Il Maestro Nicoli è poi finalmente giunto alla ribalta per ricevere
i meritati applausi, insieme al team produzione e a tutte le registe della
serata.
MTG
LA PRODUZIONE
Maestro concertatore
e direttore Bruno
Nicoli
Regia elena Marcelli
Scene Monica Bernardi
Costumi Lorena
Marin
Assistente alla scenografia
e ai costumi Carla Conti Guglia
Disegno luci Valerio Alfieri
Maestro del Coro Francesca Tosi
GLI INTERPRETI
Gianni Schicchi
Alberto Mastromarino
Lauretta Mariacarla Seraponte
La Zita Sandra
Mellace
Rinuccio Ugo
Tarquini
Gherardo Manuel
Pierattelli
Nella Federica Grumiro
Betto Pedro Carrillo
Simone Marco
Simonelli
Marco Jacopo Bianchini
La Ciesca Anna
Maria Stella Pansini
Maestro Spinelloccio/
Ser Amantio di Nicolao Velthur
Tognoni
Pinellino Gabor
Kovacs
Guccio Simone
Frediani
Gherardino Matilde
Silicani
Orchestra del Festival Puccini
Coro del Festival Puccini
Nuovo Allestimento del Festival Puccini
La locandina dell'evento