Thielemann rivela Richard Strauss

Buona edizione di “Arabella” al Festival di Pasqua di Salisburgo

Recensione
classica
Osterfestspiele Salzburg Salisburgo
Richard Strauss
12 Aprile 2014
Diciamolo, lo Strauss della Staatskapelle di Dresda diretta da Christian Thielemann oggi non ha uguali per plasticità sonora, eleganza ed elasticità. Il maestro ha per di più il merito d'essere sempre attentissimo a che le voci non vengano mai sopraffatte, per cui l'esito è di estremo equilibrio e trasparenza. Per altro, nel caso di questa “Arabella”, il cast è di alto livello. Renée Fleming nel ruolo della protagonista, nonostante il passare del tempo, rimane un ammirevole esempio di stile vocale, con quel tanto di distacco in scena che le permette grande spigliatezza e ironia. Hanna-Elisabeth Müller come Zdenka è stata una bella sorpresa per il timbro fresco e il volume adatto per la parte en travesti. Sicché quando le due sorelle dibattono o cantano insieme sono una vera delizia. Il Mandryka di Thomas Hamson è autorevolissimo di voce, misurato nei suoi atteggiamenti di villano rifatto e nelle furie di gelosia. Come pure misurato è Albert Dohmen nel tratteggiare il conte Waldner, senza mai scadere nella macchietta. Ottimo e generoso Daniel Behele nei panni del fin troppo ingenuo Matteo. La regia firmata da Florentine Klepper non ha molte idee, ma almeno ha il merito di non essere invasiva, il che permette ai personaggi di prendere vita dalle parole e dalla musica. Il primo atto è il più equilibrato. Le stanze della casa scivolano di lato avanti e indietro sul palco dandoci l'illusione di poter sbirciare l'intreccio dolce-amaro sul nascere. L'ultima camera di sinistra svela quale accumulo di polverose cianfrusaglie si nasconda dietro il perbenismo della famigliola, è una specie di ricettacolo del profondo dell'aristocrazia sul lastrico, dove poco dopo compare un orso bruno in piedi, quasi un segno o un auspicio dello sconquasso che vi porterà Mandrika. Il secondo atto ha invece come fondale una luminosa parete di stucchi fine Ottocento. Ma anche questa nasconde qualcosa, perché si scompone per dare spazio a una zona scura da dove spuntano i partecipanti del ballo dei cocchieri. Non c'è una sola donna presente, tranne la madre Waldner, le figlie e Milli nei panni di domatrice circense (Daniela Fally), per cui i cocchieri son costretti a ballare tra loro o ad accontentarsi di grassa bambola nuda di gomma. Nel terzo atto la scena rimane la stessa, ma questa volta ad emergere dal buio sono cupe figure nere in marsina e cilindro, pronte a formulare una sentenza di condanna per l'innocente Arabella. È solo nel finale che la parete con gli stucchi si ricompone lasciando fuori gli intrusi e permettendo alla fanciulla e a Mandryka di far pace. Anche se l'illusione dell'amore è andata perduta. Grandi applausi a tutto il cast al termine della serata e ovazioni per Thielemann, ormai vera star del festival, con qualche timidissimo buu all'indirizzo della regista. P.S. Nei concerti quest'anno dedicati a Richard Strauss una curiosità: agli ultimi quattro Lieder è stato aggiunto “Malven”, che Wolgang Rihm ha appositamente orchestrato per il Festival di Pasqua di Salisburgo.

Interpreti: Arabella Renée Fleming Mandryka Thomas Hampson Count Waldner Albert Dohmen Countess Adelaide Gabriela Be?a?ková

Regia: Florentine Klepper

Orchestra: Staatskapelle Dresden

Direttore: Christian Thielemann

Coro: Saxon State Opera Chorus, Dresden

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