Milano: il profumo perduto della Rondine

Non è facile cosa restituire il profumo di un tempo perduto alla Rondine di Puccini. Francesco Molinari Pradelli nella storica incisione del 1966, con Anna Moffo come protagonista, inquadra bene il carattere di quest’opera creando variopinti contrasti sentimentali di puro gusto francese. Ad essa si aggiunge nella memoria di chi c’era o è riuscito a reperire l’incisione (sarebbe bello pubblicarla in CD) l’edizione scaligera del 1994 in cui Gianandrea Gavazzeni fa rivivere la partitura puccinana, con la complicità del soprano Denia Mazzola, mettendo in luce le dinamiche psicologiche che turbano l’animo di Magda. Infine, citata anche nelle note di sala del Teatro alla Scala, si annovera fra gli spettacoli che più hanno reso giustizia a questo tanto dibattuto capolavoro di Puccini la produzione andata in scena nel 2008 al Teatro La Fenice di Venezia diretta da Carlo Rizzi con una Fiorenza Cedolins in stato di grazia e un’intelligentissima regia di Graham Vick.

Dopo trent’anni torna La rondine torna a risuonare nella sala del Piermrini, nella nuova edizione critica a cura di Ditlev Rindom pubblicata da Casa Ricordi, sotto la direzione di Riccardo Chailly e la regia di Irina Brook.

La genesi dell’opera è abbastanza travagliata tuttavia c’è una certezza: Puccini non ha mai voluto concepire la Rondine in forma di operetta.

Per la regista quest’opera svela una società mondana, frivola, lontana dalla nostra. Così lontana dalla Milano del quadrilatero della moda?

Tant’è che per dare un tocco di originale personalità, Irina Brook decide di ispirarsi ai grandi musical hollywoodiani degli anni ‘40 ambientando il primo atto de La Rondine in un piccolo teatro sul mare facendo scattare inevitabilmente il classicissimo espediente del teatro nel teatro. Il secondo atto si apre invece nella casa della regista, personaggio aggiunto che si aggira qua e la durante il corso della rappresentazione, mentre nell’ultimo atto ci troviamo di nuovo in riva al mare con un grande pontile tramite il quale la protagonista raggiungerà nel finale l’uscita dalle scene con tanto di scritta rossa exit al neon.

Ma chi è veramente Magda?

Una donna che appartiene a una società salottiera, annoiata, che vuole fuggire dalla sua realtà, sensuale, molto femminile, complessa, in continuo movimento -come la rondine, appunto- e al contempo in pena perché non trova una sua collocazione. Per questo motivo Puccini non sceglie una vocalità frivola, leggera, ma scrive una parte centrale per un soprano puramente lirico il cui colore, anche quando si spinge nell’acuto, richiede quella tinta brunita propria delle femmes fatales.

Nella regia di Irina Brook, sebbene assai colorata, tutto questo viene a mancare. Nel gioco del teatro nel teatro esposto nel primo atto, si viene a perdere il vero contesto dal quale Magda vuole fuggire e non emerge l’inquietudine psicologica di questo personaggio. Tutto sembra un gioco, anche l’esagerata caricaturizzazione di Prunier – in origine caricatura di D’Annunzio – ma l’impianto drammaturgico di quest’opera, che lo stesso Puccini ha sempre cercato di tenere lontano dal genere dell’ooperetta, non è finzione ma realtà. Al contempo, siccome il musical è una conseguenza dell’operetta, la scelta di Irina Brook non rusulta felice.

Musicalmente ci troviamo di fronte a un ottimo lavoro di coesione fra buca e palcoscenico. La concertazione di Riccardo Chailly è attenta nella cura del dettaglio, non è sempre trascinante e strabordante di passione ma è più tesa a far emergere la bellezza trasognata di una partitura magistralmente orchestrata. Inoltre, grazie all’edizione critica, Chailly propone una serie di annotazioni e correzioni che Puccini ha apportato su un manoscritto che per anni si è pensato fosse andato perduto e che in parte si discosta dalla prima edizione del 1917.

Dal cast, particolarmente omogeneo, emerge Mariangela Sicilia nel ruolo della protagonista. Vocalmente un po’ troppo leggera per questo ruolo, la Sicilia sa però abbandonarsi a filati espressivi e ben calibrati dimostrando astuta capacità nel gestire il registro centrale.

Al suo fianco Giovanni Sala è un Prunier istrionico, un po’ penalizzato da un’eccessiva caratterizzazione registica del personaggio, affronta vocalmente il ruolo in modo convincente con particolare attenzione alla dizione sempre in primo piano.

Matteo Lippi inquadra molto bene la parte di Ruggero, la cui innocente semplicità si rispecchia in una scrittura a tratti impacciata e istintiva. La sua linea di canto è espressiva, talvolta un po’ troppo leggera soprattutto in alcuni passi di slancio, tuttavia non forza mai l’emissione garantendo sempre un bel suono.

A vestire i panni di Lisette è Rosalia Cid, brillante, dotata di vocalità duttile, asseconda molto bene l’appuntita scrittura pucciniana.

Ottimo il Rambaldo di Pietro Spagnoli che sa rendere melodico un canto per lo più declamato dimostrando sapienza nel saperlo porgere.

Bene il resto del cast, fresco, vivo e spensierato.

Al termine ovazioni, alcune contestazioni per la regia ma tutto sommato pubblico contento per aver assistito a uno spettacolo colorato (sic).

Resta il fatto che sebbene La Rondine sia stata considerata dai più, ma non da Victor De Sabata, Gianandrea Gavazzeni e tanto meno da Riccardo Chailly, un’opera minore rispetto ad altri capolavori di Puccini, nel riascoltarla emergono elementi di orchestrazione e invenzione melodica che non tradiscono il talento del maestro. Ci vorrebbe però un altro profumo, che abbiamo purtroppo perduto.

Gian Francesco Amoroso
(4 aprile 2024)

La locandina

Direttore Riccardo Chailly
Regia Irina Brook
Scene e costumi Patrick Kinmonth
Lighting designer Marco Filibeck
Coreografia Paul Pui Wo Lee
Personaggi e interpreti:
Magda Mariangela Sicilia
Lisette Rosalia Cid
Ruggero Matteo Lippi
Prunier Giovanni Sala
Rambaldo Pietro Spagnoli
Périchaud William Allione
Gobin Pierluigi D’Aloia
Crébillon Wonjun Jo
Yvette Aleksandrina Mihaylova
Bianca Martina Russomanno
Suzy Andrea Niño
Adolfo Renis Hyka
Georgette (una grisette) Cristina Injeong Hwang
Gabriella (una grisette) Serena Pasquini
Lolette (una grisette) Silvia Spruzzola
Un giovine Luca Di Gioia
Rabonnier Giordano Rossini
Uno studente Andrea Semeraro
Voce di tenore (fuori scena) Michele Mauro
Un maggiordomo Giuseppe Capoferri / Corrado Cappitta
Tre ragazze Sarah Park, Alessandra Fratelli, Vittoria Vimercati
Orchestra e coro del Teatro Alla Scala
Maestro del Coro Alberto Malazzi

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