Singspiel tedesco in tre atti

Libretto di Christoph Friedrich Bretzner
rielaborato da Johann Gottlieb Stephanie il Giovane
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

SelimSven-Eric Bechtolf
KonstanzeJessica Pratt
BlondeJasmin Delfs
BelmonteDaniel Behle
PedrilloMichael Laurenz
OsminPeter Rose
Servo mutoMarco Merlini
DirettoreThomas Guggeis
RegiaGiorgio Strehler
Scene e costumiLuciano Damiani
LuciMarco Filibeck
Ripresa della regiaLaura Galmarini
Movimenti mimiciMarco Merlini

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Produzione Teatro alla Scala

Riappare alla Scala l’insuperato allestimento del Ratto dal serraglio creato da Giorgio Strehler con le scene di Luciano Damiani per il Festival di Salisburgo. Lo spettacolo approdò successivamente a Firenze e poi alla Scala nel 1972. La Scala riprende spesso Le nozze di Figaro di Strehler ma non ha mai ripreso il famoso Don Giovanni del triestino proponendoci allestimenti moderni, alcuni di dubbio valore. Vorremmo rivedere il Don Giovanni. Il Ratto dal serraglio di Strehler ha un ottimo equilibrio tra la comicità di Osmin e il sentimentalismo tra Kostanze e Belmonte, la seriosità del Pascià e la giovialità della coppia di servitori. Le silhouette sono il marchio di fabbrica di questa produzione. Le arie vengono cantate  “al buio” in proscenio proprio come nere silhouette in contrapposizione con dialoghi parlati eseguiti in piena luce.
Bravissimo e giovanissimo il direttore, Thomas Guggeis, che proviene dalla scuderia di Daniel Barenboim. Guggeis è  direttore musicale dell’Opera di Francoforte dalla stagione 2023/2024. Una direzione precisissima, con una vitalità evidente, una grazia settecentesca. L’orchestra della Scala percepisce ogni minimo gesto del direttore per uno spettacolo ben riuscito. I suoni “turcheschi” non sono mai volgari e l’orchestra si dipana in una precisa filigrana.


L’australiana Jessica Pratt nel ruolo di Konstanze è un soprano di riferimento. Tanti anni fa partecipava alle Convenienze ed inconvenienze teatrali proprio alla Scala, opera allestita dai giovani dell’Accademia. Una strepitosa Prima Donna! Da allora ne ha fatta di strada, numerosissime Lucie, Aureliano in Palmira e Ciro in Babilionia al ROF, Rosmonda d’Inghilterra e Linda a Firenze, città che ha scelto come residenza. L’aria del primo atto fa cambiare il registro all’opera tanto il brano è serioso e pieno di malinconia ben espressa da Jessica Pratt. Insuperabile nelle due arie contigue del secondo atto che insieme superano 20 minuti di durata. La voce limpida e adamantina della Pratt è perfetta per Mozart e la coloratura più sfrenata viene eseguita analiticamente, rispettando il dettato musicale, ma anche con anima. L’aria in “Martern aller Arten” è uno scoglio che viene superato con abilità e il pubblico ha dato modo di apprezzare questo brano.
Daniel Behle come Belmonte canta le sue arie con estrema perizia, con un senso di malinconia costante. La sua prima aria è già citata nella sinfonia. L’aria del terzo atto ha molti ostacoli ma il canto del tenore si fa molto concentrato e ne viene fuori un piccolo gioiello.
Jasmine Delfs interpreta Blonde, in maniera spigliata e naturale. Ci sembra già in nuce una giovane Despina. Anche il suo canto ha dei passaggi acuti nelle sue arie e la Delfs ha da parte sua una voce ben educata. Il volume è inferiore rispetto la Pratt e in qualche recitativo si fa fatica a sentirla. A parte ciò anche Blonde esce vittoriosa da questa recita.


Eccezionale Peter Rose come Osmin: scenicamente la sua grossa mole aiutava a far emergere il personaggio. Il basso ha superba voce capace di scendere più volte fino al RE basso forse la nota per basso più grave mai scritta. Ottimo attore e ottimo cantante riesce bene nel primo duetto e nella successiva aria. Mozart aveva a diposizione un bravo cantante a Vienna e modificò il libretto per dare più spazio a Osmin. Peter Rose diverte in “Vivat Bacchus! Bacchus lebe!” e nel suo ultimo intervento nel finale vaudeville.
Il servo Pedrillo è Michael Laurenz sempre piegato sulle ginocchia come il servitore Arlecchino. Anche Laurenz è un bravo tenore che ci ha molto impressionato sopratutto nella sua Romanza con archi pizzicati nel terzo atto. La parte recitata di Selim è affidata a Sven-Eric Bechtolf


Il coro scaligero è impegnato in solo due interventi che danno molto colore alla vicenda. Nel primo coro 4 solisti impreziosiscono il numero musicale. In questa versione manca la marcia prima del coro dei Giannizzeri che l’editore Barenreiter stampa in appendice. Inoltre è prevista una ulteriore aria di Belmonte che non è stata eseguita.
Conoscevamo questo spettacolo e lo abbiamo rivisto 3 volte in questa ultima serie di rappresentazioni poiché si rasenta la perfezione sia nel canto che nella direzione che nella regia.



Fabio Tranchida