Recensioni - Opera

Madama Butterfly a Genova: il cast alternativo

Madama Butterfly a Genova, al Teatro Carlo Felice con i posti tutti esauriti per tutte le recite, sia del primo che del secondo cast: è un gran bel risultato, di cui la direzione del Teatro deve andar fiera.

Non mi addentro a spiegare la regia, le scene, i costumi, le luci e le coreografie, tutti splendidi aspetti di questa produzione, semplicemente perché ne ho scritto a lungo nella recensione del primo cast, anche se ci sono state alcune differenze registiche interessanti, di cui vi racconterò parlando dei cantanti. Aggiungo solo che in Giappone le ragazze da marito indossavano solitamente abiti molto colorati, mentre Cio Cio San ha scelto un abito bianco con delle macchie rosa che sembravano farfalle, in quanto, avendo già scelto di abbracciare la religione del marito, vuole aderire completamente alle tradizioni occidentali e una di queste è la sposa in bianco.

In Giappone invece il bianco è simbolo di morte: infatti le danzatrici che accompagnano Butterfly al rito sono vestite di bianco con una fascia rosso sangue. Butterfly è una donna che ama donando tutta sé stessa all’amato, che spera e crede che la sua condizione di Geisha possa venire emendata da un matrimonio d’amore, dal diventare la sposa dell’uomo che lei adora. Purtroppo l’amore non è ricambiato, Pinkerton non intende amarla come sposa ma solo soddisfare i suoi desideri.

Il regista ha introdotto un oggetto proprio per evidenziare che il protagonista maschile è una persona vile e viscida: infatti mentre beve insieme al Console al giorno in cui si sposerà veramente con una donna americana, estrae dalla tasca la foto della fidanzata dimostrando a tutti di essere un traditore, oltre che di giocare con i sentimenti di Butterfly. Purtroppo anche oggi, nella nostra società moderna, troppo spesso la donna viene trattata come oggetto e quindi considerata alla stregua di un usa e getta!

Ma ora basta filosofeggiare, e iniziamo a parlare dello spettacolo, magistralmente condotto dal Maestro Fabio Luisi, di cui ho a lungo scritto e che ribadisco essere stato il trionfatore della serata con una direzione splendidamente magica. Luisi tira fuori dei suoni mai sentiti così in Butterfly, un colore orchestrale emozionante. E pensare che è la prima Butterfly che il maestro dirige in Italia. L’orchestra ha risposto alle sue sollecitazioni, al suo gesto senza bacchetta, alle sue mani che davano indicazione del colore e del tempo. Musicalmente uno spettacolo indimenticabile grazie anche al coro che è stato magnifico in ogni intervento e sublime nel celebre “Coro a bocca chiusa”.

All’altezza della direzione musicale anche gli interpreti del secondo cast, tutti giovani ma ben preparati.

Madama Butterfly era il soprano Jennifer Rowley, una voce sicuramente interessante.

È stata straordinaria nel secondo e terzo atto con una capacità empatica e vocale notevole. L’attacco di “Un bel di vedremo” mi ha ricordato la Caballé dei tempi d’oro. Ha dimostrato una padronanza scenica e tecnica notevolissima con mezze voci, filati, acuti ben tenuti che sembravano saette. Una recita da ricordare sottolineata da applausi intensi.

Suzuki era Caterina Piva, giovane mezzosoprano diplomatasi al Conservatorio di Milano e che ha frequentato il biennio di perfezionamento dell’Accademia Teatro alla Scala. Recentemente l’avevo molto apprezzata come Fenena nel Nabucco di Fidenza e ritengo, tra le giovani cantanti, sia una delle più belle voci di mezzosoprano attuali, una voce fresca ma importante. Una interpretazione calibrata e coinvolgente con una sicurezza vocale e scenica che mi ha impressionato. Ci ha regalato una Suzuki dolcissima che si muoveva in scena seguendo e partecipando emotivamente con l’espressione del viso alla musica suonata e cantata dagli altri. Molto bello il gesto scenico di Suzuki che protegge Butterfly dallo Zio Bonzo e dai parenti che la ripudiano. Suzuki allontana il bimbo dalla madre per non fargli ascoltare cosa lei dice, ovvero che piuttosto che cantare e danzare per altri si sarebbe tolta la vita, che era meglio morire che fare “questo mestiere che al disonore porta…”. È un Mezzosoprano sicuramente da tenere non solo d’ occhio… ma sicuramente anche d’orecchio! La sua interpretazione ha ricevuto meritatissimi applausi.

Pinkerton era il tenore Matteo Lippi, voce lirica, bravo e preciso nei suoi interventi. Ha una voce giovane e sicuramente seducente come il ruolo richiede. Apprezzato il suo primo atto con applausi in proscenio divisi con il soprano. Una differenza registica col primo cast è che il tenore si toglie le scarpe e quando Butterfly si sdraia si toglie anche la giacca e giace accanto a lei.

Alessandro Luongo era Sharpless: ha interpretato il Console in modo corretto vocalmente e con buona presenza scenica. Il regista ha aggiunto che, mentre conversano, sia Pinkerton che il Console continuano a bere dalle loro fiaschette. Bravi gli altri interpreti, come ho già avuto modo di recensire.

Il bimbo di Butterfly stasera ha fatto gli straordinari riempiendo con i fiori non un solo vassoio, ma ben due. È entrato in scena tenendosi i pantaloncini e facendo temere che… innaffiasse in diretta le piante. Falso allarme. Troppo simpatico.

Alla fine applausi scroscianti per tutti con una vera ovazione per il Maestro Luisi.