MédéeMarina Rebeka
Maria Pia Piscitelli (20 gennaio)
Claire de Monteil (23 gennaio)
JasonStanislas de Barbeyrac
CréonNahuel Di Pierro
DircéMartina Russomanno
NérisAmbroisine Bré
Confidantes de DircéGreta Doveri, Mara Gaudenzi
DirettoreMichele Gamba
RegiaDamiano Michieletto
ScenePaolo Fantin
CostumiCarla Teti
LuciAlessandro Carletti
DrammaturgiaMattia Palma

Abbiamo ascoltato tre recite alla Scala del capolavoro tragico di Luigi Cherubini, ispirato a Euripide, Seneca e Corneille. Una interessante Médée  presentata per la prima volta a Parigi nel 1797 in forma di opéra-comique con i recitativi parlati presso il teatro Feydeau. Una lunga gestazione di 7 anni permise la creazione di una opera drammatica, molto tesa, grazie ad un libretto ben congeniato che nell’atto terzo si focalizza unicamente sulla eroina. Soprattutto in Germania l’opera ha goduto di fortuna importante: Beethoven considerava Cherubini suo padre spirituale e molte reminescenze si possono trovare nelle sinfonie del compositore di Bonn. In Germania si eseguiva una versione tradotta in tedesco che si allontanava dall’originale. La Scala propone per la prima volta la versione francese rispettando così appieno la scrittura del compositore. E’complesso rendere i dialoghi parlati in francese per dei cantanti non francesi e si è deciso quindi di affidare i dialoghi parlati ai due figli di Medea. Le voci registrate dei figli separano i brani musicali. Questi interventi sono molto brevi e ciò permette di accelerare il ritmo dell’opera con i brani musicali uno dietro all’altro. Una bella idea frutto della collaborazione del regista Michieletto con Mattia Palma drammaturgo che ha scritto i dialoghi. Damiano Michieletto insieme al suo fido scenografo Paolo Fantin idea uno spazio, un interno borghese, quasi vuoto con un solo divano: gli elementi che mano mano vengono portati in scena rimaranno in scena fino alla fine dell’opera in un processo di accumulazione. I giochi per i bimbi, l’ariete dorato, i rami secchi per bruciare viva Medea, i blocchi del crollo funesto quando precipitano detriti dal cielo in una scena veramente apocalittica. Michieletto muove con estrema cura i solisti, i bambini e tutto il coro. Spesso fa intervenire i personaggi anche se non cantano aumentando la tensione tra i solisti. Le preziose luci completano il quadro.

Sul podio Michele Gamba, che torna alla Scala dopo il successo del nuovo Rigoletto con la regia di Mario Martone e le importanti direzioni presso il Metropolitan. Il direttore è ormai maturo e ci consegna una partitura settecentesca senza componente romantica: suono scabro, asciutto, timpani essenziali e precisissimi, tempi serrati. Le tre sinfonie che aprono ogni atto sono magistrali, la prima in forma sonata è celebre, la seconda è corta ma intensa, la terza rappresenta una tempesta neoclassica che rispecchia l’animo turbolento di Medea pronta all’infanticidio.  

Protagonista Marina Rebeka che non ha cantato in tutte le recite per una indisposizione. Ci è piaciuta molto sia come attrice che come soprano. Una cantante un poco algida ma che risulta perfetta per la parte. La prima aria risulta remissiva per poi scatenarsi nel duetto successivo contro Giasone e mostrare le unghie. Tutto il terzo atto è sulle sue spalle e riesce molto bene nell’invocazione a Tisifone col ritmo puntato dell’orchestra. Un terzo atto magistrale restituito nella sua integralità . Claire de Monteil ha cantato nella prova generale e il 23 gennaio, ci è sembrato un valida soprano anche se il ruolo risulta troppo ampio per lei, è ancora giovane e deve approfondire questo ruolo. Nel terzo atto nonstante qualche affaticamento porta a conclusione l’opera e riceve numerosi applausi.


Non ci convince del tutto il Giasone di Stanislas de Barbeyrac, le note ci sono ma il fraseggio è alquanto scialbo e il personaggio non viene approfondito rimanendo sempre passivo rispetto a Medea. Il Creonte di Nahuel Di Pierro, cantante argentino che amiamo particolarmente, risulta un poco opaco. Dalle prime file di platea la sua voce è intellegibile e canta senza sforzo tutta la parte, ma in una altra recita dai palchi la sua voce è occultata dall’orchestra e dal coro. Recentemente abbiamo recensito il suo Edipo a Colono di Rossini e spiace che la sua performance non sia del tutto sufficiente. L’autorità di Creonte non viene ben espressa. Dirce è Martina Russomanno che ha modo di emergere specie nel primo atto con una lunga aria. La parte più acuta la mette in difficoltà al termine del brano. Néris è Ambroisine Bré, omaggiata da una lunga aria nel secondo atto. Lei è sempre fedele a Medea e il regista la fa apparire fin dalle prime scene come tata dei due bambini, una parte ampia e complessa come attrice. Il canto è molto interessante ed intenso e il ruolo è reso al meglio. Le due confidenti di Dirce, Greta Doveri e Mara Gaudenzi cantano con estrema cura nel primo atto mischiando le proprie voci a quelle del coro e a Dirce.

Il coro ha molte parti importanti ed è stato preparato con grande cura con interventi sempre ben bilanciati. Nel secondo atto insieme a strumenti a fiato canta fuori scena mentre Medea in proscenio contamina il diadema per Dirce con il fuoco: una scena stereofonica di rara suggestione. Abbiamo sentito più volte questo capolavoro e di recente abbiamo recensito i 3CD Les Abencérages, ou L’étendard de Grenade altra opera importante di Cherubini che ispirerà Donizetti per le tre versioni della Zoraida di Granata. Médée è una opera di capitale importanza, un dramma intenso grazie ad un libretto curatissimo. I nuovi dialoghi dei bimbi hanno messo in risalto i brani musicali verso la catarsi finale senza possibilità di redenzione. Ricco come sempre il programma di sala, con interessante apparato iconografico.

Fabio Tranchida