Genova, Teatro Carlo Felice: “Madama Butterfly”

Genova, Teatro Carlo Felice, Stagione d’Opera 2023-24.
“MADAMA BUTTERFLY”
Tragedia giapponese in due atti.Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa dalla tragedia di David Belasco.
Musica di 
Giacomo Puccini
Madama Butterfly (Cio-cio-san) JENNIFER ROWLEY
F. B. Pinkerton MATTEO LIPPI
Sharpless ALESSANDRO LUONGO
Suzuki CATERINA PIVA
Goro MANUEL PIERATTELLI
Il principe Yamadori PAOLO ORECCHIA
Lo zio bonzo LUCIANO LEONI
Il commissario imperiale CLAUDIO OTTINO
Kate Pinkerton ALENA SAUTIER
La madre di Cio-cio-san DANIELA ALOISI
Lo zio Yakusidé LUCA ROMANO
L’ufficiale del registro FRANCO RIOS CASTRO
La zia LUCIA SCILIPOTI
La cugina ADELAIDE MINNONE
Orchestra e coro del Teatro Carlo Felice di Genova
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “for Dance”ETS
Direttore Fabio Luisi
Maestro del Coro 
Claudio Marino Moretti
Regia e Scene
Alvis Hermanis
Costumi Kristine Juriàne
Coreografia Alla Sigalova
Luci Gleb Filshtinsky
Video 
Ineta Sipunova
Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice Genova.
Genova, 20 gennaio 2024
Chi non fosse soccorso da una buona memoria, con la sola lettura della locandina, potrebbe non avvedersi che lo spettacolo, parte visiva e regia, è quello andato in scena a Milano, alla Scala, il 7 dicembre del 2016. Ottima e lodevole l’iniziativa del teatro genovese che pare abbia così sottratto al macero un allestimento, al tempo, apprezzato e lodato. In tempi di magre finanze è più che mai apprezzabile, soprattutto quando si tratti di allestimenti di qualità. Rimane comunque ambiguo come sia avvenuto questo recupero che la locandina parla di “Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova” e non vi è accenno ad alcun tipo di “ripresa” registica; si danno quindi per scontate le presenze di Alvis Hermanis per la regia, di Kristine Jurjàne per i costumi, di Alla Sigalova, Gleb Filshtinsky e Irina Sipunova rispettivamente per coreografia, luci e video. La parte musicale è nelle abili ed esperte mani di Fabio Luisi, genovese illustre universalmente apprezzato, che, per la prima volta, in Italia, dirige un’opera di Puccini. L’esito della prova è sicuramente positivo. Le poche battute d’inizio sono appassionate e disperate quasi a riassumervi l’intera tragica vicenda. Una regia e delle scene più concentrate sui fatti, più crude e meno floreali, come una protagonista più saldamente lirica avrebbero sicuramente aiutato Luisi, grande straussiano, a mantener costante la tensione dell’avvio e ad evitare le discontinuità, seppur di minimo impatto, che qua e là si sono colte. Eccellenti, come sempre nelle prove recenti, le prestazioni dell’Orchestra del Carlo Felice e del Coro del teatro guidato da Claudio Marino Moretti. Il soprano Jennifer Rowley, Cio-Cio-San, ha debuttato nel ruolo lo scorso anno a Palm Beach e qui, a Genova, nella nostra pomeridiana, è alla prima recita. Può sicuramente essere dovuto a queste circostanze un certo impaccio scenico e qualche incertezza vocale. Il suono in alto svetta ma mostra qualche sforzo, ma tutta la linea di canto ci appare affievolita, priva di una reale proiezione e povera di colori. Magnifico e commovente, “l’Abramo Lincoln”, il riconoscimento della nave, per noi l’acme emotivo dell’opera, per il resto, la Rowley corre sempre il rischio di essere soverchiata. Così succede con l’ottima Caterina Piva, Suzuki pregevole sia scenicamente che nel canto. Peccato che il suo agire venga impacciato dai, sicuramente imposti, passettini giapponesi. Il vederla muoversi in quel modo, assolutamente innaturale, è fastidioso e certo troppo penalizzante per una prestazione musicale peraltro superlativa. Il Pinkerton di Matteo Lippi è più che convincente. È un personaggio che gli si addice alla perfezione, come già constatammo, a Torino, la scorsa stagione. Una impavida vocalità tenorile, sfogata senza risparmio, che ben disegna il bullo del Bronx o dell’Ohio, che, nella penosa circostanza in cui si trova, non si trattiene dall’espandersi con un troppo baldanzoso “addio fiorito asil”. Il bel timbro lo aiuta poi a disegnare un personaggio, per quanto odiabile, a tutto tondo. Alessandro Luongo è il console Sharpless, appropriato nella correttezza del canto e nella recitazione. La volgarità, espressa nel primo atto, che lo mette alla pari dell’incosciente sventatezza di Pinkerton, fa sperare in un taglio registico innovativo, ma la compitezza mostrata negli atti successivi e la voce molto ben educata gli affibbiano la consueta strisciante e ossequiente seconda linea d’ambasciata. Nel duetto con Butterfly è vocalmente assai efficace e la proprietà linguistica ne fa il protagonista. Manuel Pierattelli come Goro e Paolo Orecchia, Yamadori, fanno bene e illustrano i loro personaggi. Allo stesso modo la sfilza dei comprimari: a cominciare dalla Kate Pinkerton di Alena Sautier per proseguire con Luciano Leoni, lo zio Bonzo; Claudio Ottino, Commissario imperiale; Franco Rios Castro, Ufficiale del registro; Luca Romano, Yakusidé; Daniela Aloisi, Lucia Scilipoti e Adelaide Minnone, rispettivamente madre, zia e cugina di Butterfly. Cast complessivamente ben assortito che testimonia il buon operato della direzione artistica e dello staff del Carlo Felice. La recita di sabato 20 gennaio scontava un assoluto “tutto esaurito”, così come la prima del venerdì. Pare che i biglietti di Butterfly siano andati a ruba e che il pienone della sala sia assicurato per tutte le sei date previste dal cartellone. Oltre alle presenze, era tangibile anche l’apprezzamento del pubblico che si è palesato con grandi e prolungati applausi tributati indistintamente, a chiusura dello spettacolo, all’insieme dei protagonisti e ai singoli. Successo personale per Luisi!