L’Ape musicale

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Violetta, oggi

di Gustavo Gabriel Otero

 Pieno successo per la produzione di Simon Stone dell'opera verdiana con Nadine Sierra, Ludovic Tézier, René Barbera e Giacomo Sagripanti sul podio.

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PARIGI, 21 gennaio 2024 - Assistere a una messa in scena della Traviata a Parigi, il luogo in cui si svolge l'azione, con una messa in scena modernizzata e coerente, con luoghi pienamente riconoscibili e una versione musicale di prim'ordine, non può che essere una festa. Questo è ciò che ha vissuto il pubblico che ha riempito fino all'ultimo posto il Théâtre de la Bastille.

Simon Stone ci presenta una Parigi dei giorni nostri con uno stile di recitazione quasi cinematografico. L'aggiornamento del tempo e dello spazio è rispettoso e ben pensato.

La versione trasforma Violetta in una influencer sui social network, mostrando pubblicamente ogni minima attività personale, con un profumo con il suo volto, che cerca e riesce ad attirare tutti gli sguardi e a suscitare un fascino immediato. Già dal preludio sappiamo che la sua malattia è mutata dalla tisi o tubercolosi del libretto a un cancro attuale, forse leucemia. Il resto dei personaggi minori l'accompagna, Alfredo è ancora un bravo ragazzo affascinato da lei e Germont padre cerca di allontanare Violetta dalla sua famiglia, poiché il principe di un qualche sultanato petrolifero, fidanzato con la figlia, vuole lasciarla perche il futuro cognato ha infranto i principi dell'islamismo fanatico.

L'aggiornamento va bene se astraiamo da alcuni dettagli come l'invio di Flora a portare una lettera a Douphol che in realtà è un sms scritto sul telefono portatile di Violetta e altri piccoli dettagli. Per non preoccupare i puristi, l'ambientazione funziona davvero dall'inizio alla fine.

Simon Stone fornisce soluzioni molto intelligenti, come in un "Ah fors'è lui" a Parigi in conversazione virtuale con Alfredo, l'"Addio, del passato" in cui si rivedono immagini del primo atto, o la scena finale in cui Violetta, in agonia, è immersa in un'atmosfera di luce e fumo.

L'impianto scenico creato da Robert Cousins utilizza il palcoscenico rotante con due grandi pareti perpendicolari che rivelano un esterno e un interno. Sul lato esterno, dove prevale il nero, le pareti sono enormi schermi su cui vengono trasmessi video, post di Instagram, conversazioni via SMS, e-mail bancarie o risultati di esami medici, tra fotografie di bei momenti della vita di coppia di Violetta e Alfredo. Tutto ciò sostiene la trama ma a volte distrae dalla musica e dal canto. Lo spazio interno è quasi sempre immacolatamente bianco. C'è l'ingresso alla festa in una sala da ballo completamente contemporanea, la statua di Giovanna d'Arco in Place Pyramides, un angolo di strada a Parigi con un semplice chiosco che vende cibo per strada e l'ospedale alla fine, tra gli altri luoghi.

Alice Babidge disegna abiti bellissimi e contemporanei sia per le scene di lusso sia per i lavori in fattoria, e costumi piuttosto maliziosi per la festa a casa di Flora, che sembra essere una serata di Carnevale.

Coerenti con la versione sono le luci di James Farncombe e i video di Zakk Hein.

Il maestro Giacomo Sagripanti ha diretto una lettura musicale di prim'ordine, con raffinatezza, con piena conoscenza dello stile, con tempi perfetti e raggiungendo in ogni momento uno squisito equilibrio tra la buca e il palcoscenico, lasciando cantare ed estraendo dalla partitura tutta la sua ricchezza.

Nadine Sierra ha brillato nella parte di Violetta Valery. L'approccio alla messa in scena è perfetto per una giovane e bella donna di quest'epoca, entrambe caratteristiche della cantante nata a Fort Lauderdale (Florida, USA). Pienamente a fuoco in ogni atto, è stata in grado di passare senza soluzione di continuità dalla coloratura e dagli acuti dell'inizio al dramma della fine senza intaccare la sua performance vocale. Inoltre, le sue sottigliezze, i suoi filati, le sue mezzevoci e i suoi pianissimi sono stati un vero lusso. La sua straordinario vocalità, con il suo bel centro e gli acuti perfettamente timbrati, ha brillato in una serata davvero trionfale.

Ludivic Tézier ha dato ancora una volta una masterclass di canto verdiano con il suo Giorgio Germont. Al suo timbro di incantevole bellezza ha aggiunto il suo ampio volume e la perfetta intenzionalità in ogni sua frase, nonché la sua autorità scenica.

Il tenore René Barbera è stato un Alfredo Germont di grande qualità, con una bella voce, una proiezione adeguata e acuti perfetti. Non ha deluso al fianco di Sierra e Tézier, due vere stelle del firmamento lirico di oggi.

La Flora di Marine Chagnon e il Barone Douphol di Alejandro Baliñas Vieites sono due voci da seguire con grande interesse. Il dottor Grenvil di Vartan Gabrielian è molto interessante. I personaggi secondari sono stati ben interpretati da Cassandre Berthon (Annina), Maciej Kwaśnikowski (Gastone), Florian Mbia (d'Obigny), Hyun-Jong Roh (Giuseppe), Olivier Ayault (maggiordomo) e Pierpaolo Palloni (messaggero), questi ultimi tre membri del coro del teatro, che ha offerto una esecuzione duttile e raffinata sotto la guida in questa occasione di Alessandro Di Stefano.


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