Recensioni - Opera

Lo spettacolare volo de La Rondine a Zurigo

Vivo successo per la rara opera di Giacomo Puccini

L’anno prossimo cadono i 100 anni dalla morte di Puccini ma già da quest’anno e fino al 2026 in tutti i teatri del mondo si rappresentano opere per ricordare questo grande compositore.

Potreste contestarmi questa affermazione, in quanto Puccini è sempre rappresentato in tutti i teatri. Verissimo, ma in questo arco temporale si stanno riscoprendo opere poco conosciute e rappresentate, che però hanno un certo fascino. L’anno scorso a Parma e a Lucca erano state eseguite Le Willis, mai eseguite dopo il debutto.

E se guardate i cartelloni di molti teatri troverete La Rondine, altra opera semisconosciuta dell’autore toscano. Anche il Teatro dell’Opera di Zurigo l’ha messa in scena per la prima volta, una chicca, chiamando i migliori cantanti presenti nel panorama internazionale. Una produzione da elogiare, a partire dal Direttore d’ Orchestra Marco Armiliato, profondo conoscitore, tra l’altro, di Puccini.

La Rondine non è una operetta e forse non è completamente un’opera in quanto, a volte, non ne rispetta i canoni classici. Una partitura particolare ma comunque bella, pensata per agilità vocali e bel canto, peccato sia stata a lungo dimenticata.

In questa produzione si è distinta Ermonela Jaho, che ha interpretato la protagonista, Magda. Era da tempo che non ascoltavo un soprano con filati favolosi, acuti deliziosi, mai urlati, coinvolgente nella interpretazione sia vocale che posturale, una vera mattatrice del palcoscenico. La sua Magda sarà indimenticabile e chi vorrà interpretarla ancora dovrebbe far riferimento a questa produzione per prendere spunti sull’approccio vocale, e non solo.

Benjamin Bernheim era il giovane innamorato Ruggero, il sogno d’amore volato via come una rondine in autunno. Anche lui si è rivelato tenore di solida tecnica e grande personalità scenica. Accorato, innamorato, disperato, il suo canto ha colpito al cuore.

Sandra Hamaoui ha interpretato molto bene Lisette, la cameriera anch’essa vittima di un sogno, non d’amore, ma di gloria. Molto brava, ha saputo rendere simpatica il suo personaggio, delizioso il suo canto e la sua interpretazione.

Il poeta Prunier è stato interpretato da Juan Francisco Gatell, anch’egli molto bravo. Ha saputo rendere ironico e arguto il suo personaggio senza sfociare nel plateale. Molto apprezzato anch’egli dal pubblico, meritatamente.

Il quintetto è chiuso dal baritono Vladimir Stoyanov che ha interpretato il ricco Rambaldo da par suo, anche se i suoi interventi sono stati minimali. Ha saputo evidenziare la fredda ironia e arguzia del personaggio, ricco e sicuro del fatto che la rondine sarebbe ritornata da lui.

Tutti gli artisti sono stati applauditi a lungo, compreso gli altri protagonisti: Andrew Moore, Nathan Haller, Stanislav Vorobyov, Yuliia Zasimova, Meeta Raval, Siena Licht Miller, Valeriy Murga, Amin Ahangaran. Di pari meritevoli di lodi i due ballerini, Annabelle Kern e Yannick Bosc.

La regia di Christof Loy, molto delicata, ha saputo rendere al pubblico l’immagine di freschezza della musica. Nulla di troppo, solo il necessario: tutto filava liscio e naturale come se la regia non esistesse, e se la regia non si vede, vuol dire che è perfettamente riuscita. Molte belle e curate le scene di Etienne Pluss, i costumi di Barbara Drosihn, le luci di Fabrice Kébour.

Il Maestro del coro Ernst Raffelsberger ha preparato benissimo il Coro dell’Opernhaus, splendido nella parte vocale e nelle azioni sceniche. D’effetto le Coreografie di Thomas Wilhelm

Come ho accennato all’inizio, L’Orchestra dell’Opernhaus è stata diretta magistralmente dal Maestro Marco Armiliato perfetto nei tempi orchestrali, nel suono, nel calibrare orchestra e palcoscenico.

Vivo e meritatissimo successo per tutti, con acclamazioni per Ermonela Jaho e Benjamin Bernheim, trionfatori della recita pomeridiana.