100° Arena di Verona Opera Festival 2023: “Tosca”

100° Arena di Verona Opera Festival 2023
TOSCA
Melodramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di 
Giacomo Puccini
Floria Tosca ALEKSANDRA KURZAK
Mario Cavaradossi
ROBERTO ALAGNA
Il Barone Scarpia LUCA SALSI
Cesare Angelotti
 GIORGI MANOSHVILI
Il sagrestano GIULIO MASTROTOTARO
Spoletta CARLO BOSI
Sciarrone NICOLÒ CERIANI
Un carceriere DARIO GIORGELÈ
Un pastore ERIKA ZAHA
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona
Coro di Voci Bianche A.da.mus diretto da Elisabetta Zucca
Direttore 
Francesco Ivan Ciampa
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia, Scene, Costumi e Luci Hugo De Ana
Verona, 29 luglio 2023
Titolo amato dal pubblico areniano, che ne ricorda in particolare gli allestimenti di Giancarlo Sbragia (1974), Sylvano Bussotti (1984) e Luigi Squarzina (1990), Tosca torna a Verona nella spettacolare messa in scena del regista argentino Hugo De Ana, che ne cura anche le scene, i costumi e le luci. Proposta nell’estate del 2006, da allora è stata ripetutamente ripresa sempre con grande successo di pubblico che ne apprezza l’impatto visivo. La scena, unica per i tre atti in Sant’Andrea della Valle, Palazzo Farnese e Castel Sant’Angelo, vede sostanzialmente pochi cambi negli arredi ed è dominata centralmente dalla statua dell’arcangelo Michele che incombe con la sua spada, quasi ad affermare quella giustizia divina che, alla fine dei tempi, farà il suo corso. Quello che cerca De Ana, coniugando la classicità dei costumi (fedeli all’epoca) agli elementi simbolici che appaiono in scena, è una dimensione di terrore cupo rappresentato dal regime di polizia gestito e controllato dal Barone Scarpia, vero motore e cardine della vicenda. Un allestimento dunque che lascia allo spettatore l’intuizione di una vicenda terribile e sanguinaria in una Roma contesa tra i seguaci di Bonaparte e le forze di occupazione; il tutto sempre con l’orecchio teso agli esiti bellici di Marengo. Nel ruolo della protagonista vi era Aleksandra Kurzak che delinea il suo personaggio con tutta l’irruenza passionale usata nella strenua difesa di un amore disperato; la lotta emotiva tra la donna devota e pia e il suo lato oscuro, capace di uccidere per conservarsi pura al suo Mario, le è ben riuscita tanto nell’accorata Vissi d’arte quanto nella fierezza del declamato, forse un tantino ruvido ma di straordinaria efficacia teatrale. Accanto a lei il compagno d’arte e di vita Roberto Alagna, atteso nelle vesti del pittore Cavaradossi, scenicamente ineccepibile e coinvolgente soprattutto nella dimensione umana sospesa tra la fierezza patriottica paladina della libertà e la disperazione nell’ultima ora della sua vita. Luca Salsi vestiva i panni assai scomodi dello spietato e feroce Scarpia, un ruolo che lo vede interprete presente nei maggiori teatri mondiali; pur non beneficiando di arie, il capo della polizia ha però a disposizione il monologo all’inizio del secondo atto in cui illustra la sua filosofia in tema di donne, oggetti da usare e poi buttare. Così vorrebbe fare con Floria, che arriva persino a ricattare per raggiungere il suo losco fine. Salsi scolpisce il suo personaggio esasperando il lato villain del perfido barone che però finisce per prevalere sulla lascivia e la componente erotica; di fatto la sua interpretazione era maggiormente volta al terrore instaurato su Roma, particolarmente efficace tanto nel spettacolare Te Deum quanto nella concitazione della morte violenta. Vocalmente corretti e scenicamente l’Angelotti di Giorgi Manoshvili e il Sagrestano di Giulio Mastrototaro mentre gli sgherri Spoletta e Sciarrone avevano rispettivamente le voci di Carlo Bosi e Nicolò Ceriani. Completavano il cast Dario Giorgelè, il carceriere, e la voce bianca di Erika Zaha come pastore che intona il suo stornello sul nascente giorno romano. Degno di particolare nota è l’apporto del Coro di Voci Bianche A.da.mus, preparato e diretto da Elisabetta Zucca, che ha colorato con particolare vivacità la scena della cantoria, preparando con efficiacia teatrale la successiva, terribile entrata di Scarpia. Concertatore della complessa partitura pucciniana era Francesco Ivan Ciampa, che conosce bene i musicisti della Fondazione: la sua lettura si è mantenuta in linea con la tradizione esecutiva, pur concedendosi qualche impeto nei momenti topici (la notizia della vittoria di Bonaparte a Marengo, l’assassinio di Scarpia, la stretta finale dell’opera) ma senza mai perdere di vista la visione d’insieme. Molto bene l’orchestra, con il primo clarinetto coprotagonista nel commiato di Cavaradossi, e il coro impegnato con ottimo esito tanto nello spettacolare Te Deum quanto nella complessa cantata interna del secondo atto. Pubblico numeroso e prodigo di applausi, a sottolineare l’ampio consenso per questo allestimento. Repliche il 5 e 10 agosto e il 1° settembre. Foto Ennevi per Fondazione Arena