Bologna, Comunale Nouveau: “Madama Butterfly”

Bologna, Comunale Nouveau, Stagione d’Opera 2023
“MADAMA BUTTERFLY”
Tragedia giapponese in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal dramma omonimo di David Belasco.
Musica di Giacomo Puccini
Madama Butterfly (Cio-Cio-San) LATONIA MOORE
Suzuki AOXUE ZHU
Kate Pinkerton CLAUDIA CERAULO
F. B. Pinkerton LUCIANO GANCI
Sharpless DARIO SOLARI
Goro CRISTIANO OLIVIERI
Il principe Yamadori PAOLO ORECCHIA
Lo zio Bonzo NICOLÒ CERIANI
Il commissario imperiale LUCA GALLO
L’ufficiale del registro ENRICO PICINNI LEOPARDI
La mamma MARIA ADELE MAGNELLI
La zia MARIE LUCE ERARD
La cugina CHIARA SALENTINO
In collaborazione con la Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Daniel Oren
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Regia Gianmaria Aliverta
Scene e Costumi del  Teatro Comunale di Bologna
Costumi ripresi da Stefania Scaraggi
Luci Daniele Naldi riprese da Paolo Liaci
Produzione del Teatro Comunale di Bologna
Bologna, 19 febbraio 2023
Una terza inaugurazione per Bologna: dopo l’Anteprima di stagione al Manzoni, dopo la Prima delle prime all’EuropAuditorium, viene ora la prima di Madama Butterfly nel neonato Comunale Nouveau. La nuova sala, approntata in tempi brevissimi, è una vasta platea nei toni del verde che ci ricordano quella del Bibiena, con visibilità lodata da tutti. Il boccascena è, necessariamente, una sorta di cinemascope, con una larghezza considerevole ed un’altezza limitata per l’ovvia assenza della torre scenica, limite sentito più dai tecnici che dal pubblico.Ma gli artisti, se grandi, sanno trasformare i limiti in formidabili sproni, e far nascere i miracoli. C’è veramente da augurarsi che i successori di Gianmaria Aliverta, regista di questa produzione fatta con vecchi ingredienti ma nuova ricetta, procedano nel solco da lui tracciato, probabilmente il solo possibile in queste condizioni, e lavorino non tanto sulla macro collocazione della vicenda quanto sulla micro espressività della singola frase. E forse avremo meno distrazioni e più vero teatro che altrove. Bologna ha udito nella Butterfly i più grandi direttori d’opera italiani: Toscanini, Marinuzzi, Capuana, Molinari Pradelli, Bartoletti, Arena; e Daniel Oren, l’unico che senza il minimo imbarazzo si possa accostare a questi titani della tradizione. Vero e infervorato erede del gusto, italianissimo, per il canto, Oren dirige la sua ennesima Butterfly con la passione di un adolescente alla prima cotta. Sarà forse tacciato di ingenuità e di indulgenza all’effetto patetico dai più severi censori della musicologia, ma le sua sincerità ed autorevolezza cancellano qualunque perplessità. La banalità dell’espressione ne sconsiglia l’uso, ma in questo caso non c’è modo d’evitarla: Oren dirige con amore, con tutto il cuore, e se ricerca un effetto lo fa con quella spontaneità che immediatamente si comunica al pubblico. Il suono fluido, terso e viscoso, denso e limpido, con cui Oren sa farsi riconoscere immediatamente, innestato sull’orchestra del Comunale ha offerto tante sfumature di agogica e di colori quante il PVC del fondale non poteva nemmeno aspirare a produrre. Nel cast primeggia Luciano Ganci per lo squillo divampante in sorprendenti fiammate, per la solidità dell’emissione, e per la solarità del timbro. La protagonista, Latonia Moore, nella tipica serata in crescendo, si è distinta nel secondo e soprattutto terzo atto, con accenti e fraseggio di grande efficacia, principalmente nel registro medio grave, dove il suo timbro generoso risalta al meglio. Alcuni iniziali difetti d’intonazione e fissità nel registro acuto risultano spariti nella breve e struggente ninna nanna del terz’atto. Con quel pizzico di buona dizione che, come il sale, ci vuole sempre. E nessun altro ingrediente mancava nemmeno nel resto del cast, di buon livello.