MACBETH a Trieste – Recensione

Di William Fratti – il Macbeth verdiano torna sul palcoscenico del Teatro Lirico di Trieste nello spettacolo di Henning Brockhaus che compie quasi trent’anni.


Il celebre melodramma verdiano, primo incontro del Cigno di Busseto col genio di Shakespeare, torna sul palcoscenico del Teatro Lirico di Trieste nello spettacolo di Henning Brockhaus che compie quasi trent’anni, ma risulta essere ancora efficace e contemporaneo. Avrebbe forse bisogno di qualche piccola aggiustatura per adeguarsi a gusti più moderni – ad esempio costumi e parrucche con materiali più leggeri; ingressi e uscite delle masse più veloci; cambi scene più rapidi – ma si tratta pur sempre di un allestimento che meritevolmente continua a circolare nei teatri italiani. Meno acrobatiche del solito le ginnaste aeree, che non hanno riempito la scena così come in riprese precedenti.

Sul podio è Fabrizio Maria Carminati, una sicurezza del grande repertorio, che mai si smentisce nella resa complessiva che è sempre di buon livello. È incessantemente aderente allo spartito, grande pregio ma anche difetto, soprattutto nei fraseggi e nei cromatismi. Non è certo aiutato da un’orchestra che non va al di là della mera professionalità.
Stesso discorso vale per il coro preparato da
Paolo Longo – meglio le donne degli uomini; addirittura alcuni tenori sforano in “Patria oppressa” – forse più svogliato che non capace.

Giovanni Meoni veste con la perizia di esperto i panni del protagonista, ma a partire dal terzo atto appare stanco e inizia a perdere un po’ di timbro.
Silvia Dalla Benetta torna a interpretare il suo cavallo di battaglia, sulla cui performance non c’è molto da aggiungere rispetto alle precedenti occasioni. È una vera artista che non esce mai dal personaggio, che si consuma – forse anche fisicamente – nel logorio mentale della Lady. Nessuna come lei riesce a fraseggiare con quei sibilati, biascicati, sussurrati, masticati, a partire dalla cabaletta e poi sempre di più fino al sonnambulismo, emozionante e coinvolgente da pelle d’oca.

Macduff è il bravissimo Antonio Poli, dotato di una bellezza naturale della voce, oltre che di un morbidissimo passaggio all’acuto. Peccato che resti in scena fisso come un palo.
Più accattivante è la recitazione di
Dario Russo nel ruolo di Banco, ma vocalmente appare piuttosto appesantito.

Il Malcolm di Gianluca Sorrentino salta in scena come una trottola e il canto sembra abbastanza affaticato.

La dama di Cinzia Chiarini non dà l’apporto che dovrebbe durante i concertati.

Adeguati i ruoli di contorno.
Pubblico svogliato e poco partecipe, ma piuttosto contento al termine della recita.

William Fratti



MACBETH
Musica di GIUSEPPE VERDI
Melodramma in quattro parti su libretto di Francesco Maria Piave da Shakespeare
Ed. musicali: E. F. Kalmus & Co., New York

Maestro Concertatore e Direttore FABRIZIO MARIA CARMINATI
Regia HENNING BROCKHAUS
Scene JOSEF SVOBODA
Ricostruzione dell’allestimento scenico BENITO LEONORI
Costumi NANÀ CECCHI
Coreografie VALENTINA ESCOBAR

Macbeth GIOVANNI MEONI
Lady Macbeth SILVIA DALLA BENETTA
Macduff ANTONIO POLI
Banco DARIO RUSSO
Dama di Lady Macbeth CINZIA CHIARINI
Malcolm GIANLUCA SORRENTINO
Medico FRANCESCO MUSINU
Domestico di Macbeth/Apparizione DAMIANO LOCATELLI
Sicario/Apparizione GIULIANO PELIZON
Araldo FRANCESCO PACCORINI

Maestro del Coro PAOLO LONGO
ORCHESTRA, CORO E TECNICI DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

Con la partecipazione del Coro I Piccoli Cantori della Città di Trieste diretti dal M° CRISTINA SEMERARO

ALLESTIMENTO IN COPRODUZIONE TRA FONDAZIONE PERGOLESI SPONTINI DI JESI E FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

Foto Teatro Verdi, Trieste