Genova: un Ballo in maschera di solida tradizione

Tinte cupe e velate, indovine e predizioni, intrecci d’amore e di tradimento: non è questo, forse, il melodramma? Va in scena all’Opera Carlo Felice di Genova Un Ballo in maschera di Giuseppe Verdi, nella produzione che più tradizionale non si può, nata alcuni anni fa per il circuito emiliano di Piacenza, Ravenna e Ferrara, a cura di Leo Nucci, baritono di chiara e storica fama che da alcuni anni è impegnato nell’attività di regista in affianco all’attività vocale, sempre più limitata per il naturale scorrere del tempo. Tuttavia, come l’occhio può ben comprendere e come lo stesso Nucci mette per iscritto nelle note di regia pubblicate sul libretto di sala, possiamo parlare di messa in scena, piuttosto che di regia. Ecco allora l’intenzione di seguire a menadito le dinamiche e le intenzioni di Verdi, riproducendo con fedeltà, laddove possibile, gli ambienti, i luoghi, i personaggi, gli usi e i costumi così come pensati dal compositore di Busseto e dal librettista Antonio Somma per la prima rappresentazione avvenuta al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraio 1859, a seguito di quelle dinamiche ben note a tutti: su tutto, la rottura del rapporto con il Teatro San Carlo di Napoli e la revisione dell’opera a causa della censura pontificia, che portò l’iniziale soggetto Gustavo III, Re di Svezia, a diventare Riccardo il Governatore della città di Boston.

Ma tornando allo spettacolo, ne risulta un effetto di tradizionale riproduzione delle indicazioni del libretto: le stanze del governatore, l’antro della nera indovina Ulrica circondata da fedeli donne e bambini, l’orrido campo che diventa testimone del duetto d’amore tra Amelia e Riccardo, la casa di Renato dove si trama il fatale omicidio per poi concludersi con la gran sala da ballo, dove tutto si conclude. Se dunque l’occhio ne risulta appagato per la totale immersione in un tempo che fu, vengono a mancare il coinvolgimento amoroso e passionale: vi è staticità, non vi è adrenalina, non vi è travolgente inventiva che possa portare il pubblico a riflettere, a pensare. A Genova, la ripresa dell’allestimento è a cura di Salvo Piro, l’elegante bellezza dei costumi proviene dalle mani di Artemio Cabassi, le scene di Carlo Centolavigna e le luci di Claudio Schimd.

La guida sapiente e sicura di Donato Renzetti immerge il teatro in un avvolgente manto musicale, sapendo cogliere e trarre le migliori qualità dall’Orchestra dell’Opera Carlo Felice, che restituisce un suono pulito, nitido, mai sbavato: il gesto del Direttore emerito è quanto di più semplice e immediato possa chiedersi, mantenendo un contatto diretto e continuo tra buca e palcoscenico. Vengono esaltate tutte le dinamiche previste, tra la brillante spensieratezza e il cupo dramma dove passione, amore e morte riecheggiano attraverso tutta l’opera, così bella, viva, complessa. Verdi e il pubblico in sala possono ringraziare. In piena simbiosi con il Maestro Renzetti troviamo anche il Coro, sempre preciso e con buon colore vocale negli interventi previsti durante l’opera, preparato dalle sapienti mani di Claudio Marino Moretti, riconosciuto e apprezzato Maestro di Coro.

Profeta in patria e acclamato protagonista, Francesco Meli è totalmente a suo agio nel ruolo di Riccardo: nonostante il ricco e variegato percorso artistico, questo è il suo Verdi più congeniale, dove la voce, irrobustitasi nel corso del tempo, rifulge di luce ammantata da ricchezza di colori e di intenzioni, cercando di imporsi con eleganza vocale anche laddove alcuni passaggi si rivelano più difficoltosi o velati. Accanto a lui, l’Amelia di Carmen Giannattasio necessita di tempo ed evoluzione di tempi e dinamiche musicali per poter farsi apprezzare al meglio: se si vedono un I e II atto un po’ anonimi, senza troppe emozioni e colori ma con una voce sempre presente e di notevole spessore, è nel III atto che il soprano mette impegno e passione, regalando una vissuta interpretazione dell’aria “Morrò – ma prima in grazia”. Nei panni di Renato, fido amico di Riccardo e marito di Amelia, troviamo al debutto del ruolo il baritono Roberto De Candia, in una continua e sempre più assidua frequentazione con Verdi, aggiungendo al ricco curriculum artistico un ruolo difficile, impegnativo e spesso termine di paragone per la corda baritonale. Ebbene, De Candia è artista intelligente e musicalmente sapiente, tanto da regalare al pubblico genovese il “suo” Renato, senza mai strafare, usando la propria voce, figlia degli insegnamenti di quel grande artista che fu Sesto Bruscantini, in maniera eccellente: ne è dimostrazione il successo raccolto al termine dell’aria “Eri tu”, di ottimo cesello vocale. Subentrata dopo la recita del sabato ad una indisposta Agostina Smimmero, Maria Ermolaeva si disimpegna nel ruolo di Ulrica, mettendo in risalto un’interpretazione scenica sommariamente superiore rispetto alla resa vocale. Nel ruolo del baldanzoso Oscar è impegnata la giovane Anna Maria Sarra, di bella presenza e di brillante voce, contenuta nel volume ma sempre ammiccante e con la giusta punta di suono, fondamentale per la parte. Componenti della compagnia vocale vi sono poi Marco Camastra come Silvano, John Paul Huckle nei panni di Samuel, Romano Dal Zovo come Tom, tutti e tre di notevole spessore vocale e apprezzabili ruoli non soltanto di contorno ma parti integranti dello svolgersi dell’azione scenica. Giuliano Petouchoff e Claudio Isoardi, nella parti di un giudice e un servo, completano il cast.

Una soleggiata domenica di fine gennaio in quel di Genova, che non ha però fermato la partecipazione del pubblico, numeroso in ogni ordine di posto in platea e con diversi posti occupati in galleria: pubblico variegato, plaudente e partecipe per una delle massime composizioni del genio bussetano. Continua dunque la ricca programmazione dell’Opera Carlo Felice di Genova, con un giusto equilibrio tra coraggiose prove di novità e grandi classici, in una stagione di ripresa che dopo la brillante inaugurazione con Berlioz, ha visto, vede e vedrà i grandi maestri italiani susseguirsi nelle produzioni operistiche, inframmezzate da una altrettanto ricca programmazione concertistica. Repliche fino al 5 febbraio, per lasciare poi il passo alla Tosca pucciniana.

Leonardo Crosetti
(29 gennaio 2023)

La locandina

Direttore Donato Renzetti
Regia Leo Nucci
ripresa da Salvo Piro
Scene Carlo Centolavigna
Costumi Artemio Cabassi
Luci Claudio Schmid
Personaggi e interpreti:
Amelia Carmen Giannattasio
Riccardo Francesco Meli
Renato Roberto de Candia
Ulrica Maria Ermolaeva
Oscar Anna Maria Sarra
Silvano Marco Camastra
Samuel John Paul Huckle
Tom Romano Dal Zovo
Un giudice Giuliano Petouchoff
Un servo d’Amelia Claudio Isoardi
Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del coro  Claudio Marino Moretti

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