Spettacoli 2022

Ascesa e caduta della città di Mahagonny

La stagione operistica 2022 del Teatro Regio di Parma si conclude con Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Kurt Weill, su testo di Bertolt Brecht

Se per Italo Calvino “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” per la loro città di Mahagonny, Brecht e Weill volevano un non luogo che potesse generare una serie di domande nel ricco pubblico tedesco degli anni trenta del Novecento.

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Ascesa e caduta della città di Mahagonny, Teatro Regio di Parma, 2022.

Era infatti nelle intenzioni dei due autori parlare alla borghesia attraverso la sua forma teatrale di riferimento, il melodramma, per scardinarne le certezze e soprattutto fare emergere prepotentemente l’inadeguatezza di una società incentrata sul dio denaro. 

Un’opera sicuramente non semplice, pensata per Parma capitale della cultura 2020 e arrivata solo ora, con due anni di distanza per la ben nota situazione pandemica. 

Lo spettacolo si avvale della regia di Henning Brockhaus e delle scene di Margherita Palli. Sul palco vediamo una città inquietante ed oscura, un luogo che per molti aspetti ricorda il far west, e cita, lo leggiamo sul libretto di sala, l’estetica dei quadri di Edward Hopper. Una solitudine esistenziale, in mezzo a luci e frastuoni metropolitani, che è trasposta dalle famose tele al palco. Sullo sfondo, onnipresente la classe operaia che il regista ha scelto di fare apparire quasi sempre, incombente come un fantasma. Un allestimento sicuramente ricco, che sfrutta una profusione di cantanti e comparse e che si avvale anche di una passerella, oltre la buca dell’orchestra, per evidenziare alcuni momenti topici. Contribuiscono alla buona resa complessiva i filmati, evocativi, di Mario Spinaci e le luci di Pasquale Mari particolarmente vicine al mondo pittorico di Hopper. Variegati e piacevoli i costumi di foggia novecentesca di Giancarlo Colis. Una menzione particolare per le coreografie, ben riuscite, di Valentina Escobar a cui è affidato il compito di esprimere la lussuria e la depravazione della nuova città, fra rimandi al cabaret e alla più recente lap dance. 

Ben riuscito il versante musicale dello spettacolo.

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Zoltan Nagy e Alisa Kolosova

Merito, in primis, del Maestro Christopher Fanklin che sa infondere alla partitura una lettura coinvolgente e stilisticamente pertinente. Degne di nota sono, senza dubbio, la graffiante ironia delle scene più folkloristiche e la desolante malinconia degli assolo. Franklin riesce così a trovare la giusta coerenza ed unitarietà nel racconto sonoro (che comprende arie, duetti, concertati, ballate, swing, musica popolare) passando con disinvoltura da una scena a quella successiva senza creare discontinuità nel rapporto tra buca e palcoscenico. Pregevole il contributo dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini (come previsto in partitura agli strumenti “tradizionali” si affiancano sax, chitarra, basso, mandolino, pianoforte), sempre compatta ed omogena dell’affrontare i diversi stili e temi sonori di cui è disseminato questo variegato spartito.

La compagnia di canto, quanto mai numerosa e variegata, appare omogenea e ben affiatata nonostante i diversi cambi occorsi causa indisposizione degli artisti originariamente previsti in locandina.

Primeggia la meravigliosa Leokadja Begbick di Alisa Kolosova grazie ad un mezzo vocale screziato e dal colore ambrato. Pregevole il controllo del fiato così come la facilità con cui si espande sicuro ed omogeneo in acuto. Travolgente, inoltre, la presenza scenica e la disinvoltura con cui si muove sul palcoscenico indossando, con divertita ironia, gli eclettici costumi creati da Giancarlo Colis.

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Ascesa e caduta della città di Mahagonny, Teatro Regio di Parma, 2022.

Molto brava anche Nadja Mchantaf nel ruolo di Jenny Hill. L’artista, grazie ad una presenza scenica aggraziata e sinuosa, interpreta il suo personaggio con sensualità e grande partecipazione emotiva. La voce è piuttosto piccola, ma gode di buona proiezione e domina con efficacia le esigenze della partitura. Particolarmente riuscita la sua esecuzione della celeberrima “Moon of Alabama”, uno dei Leitmotiv ricorrenti nell’opera.

Positiva la prova di Tobias Häckler, Jim Mahoney, impareggiabile attore e raffinato fraseggiatore (particolarmente toccante la scena della sua esecuzione). Vocalmente mette in evidenza un bel colore chiaro e una buona musicalità pur a fronte di una non sempre irreprensibile correttezza nella zona di passaggio in acuto.

Ottima impressione desta il Moses di Zoltan Nagy, vocalmente sicuro e preciso in virtù di un mezzo sonoro ed omogeneo in tutti i registri. Scenicamente efficace, risulta sempre incisivo nell’accento che suona adeguato e ben tornito.

Ben riuscito anche il Fatty di Matthias Kozorowski, subentrato a Chris Merritt dopo la prima. Scenicamente disinvolto e naturale, tratteggia un personaggio convincente grazie, tra l’altro, ad una linea vocale ben controllata.

Simon Schnorr e Jerzy Butryn convincono, sia vocalmente che scenicamente, nei rispettivi ruoli di Bill e Joe.

Merita un plauso, poi, anche il Christopher Lemmings che, con freschezza vocale e il giusto coinvolgimento scenico, impersona il duplice ruolo del tagliaboschi Jack e dell’”imputato” Tobby Higgins.

Vocalmente ben a fuoco, scenicamente efficaci e partecipi sono le sei ragazze di Mahagonny: Roxana Herrera, Elizabeth Hertzberg, Yuliia Tkachenko, Cecilia Bernini, Kamelia Kader e Mariangela Marini.

Un plauso incondizionato per Filippo Lanzi che, in qualità di narratore introduce ogni scena della vicenda in perenne dialogo con il pubblico in sala.

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Tobias Hächler, Jerzy Butryn e Simon Schnorr

Una menzione d’onore anche per il Maestro Gianluca Ascheri che, in un cameo autocitazionista, interpreta un abile e virtuoso pianista che scambia sguardi divertiti con un orso bianco e con le ragazze del casino presenti sulla scena.

Note d’eccellenza, infine, per la prova del Coro del Teatro Regio di Parma, diretto magistralmente dal bravissimo Martino Faggiani, in grado di brillare, anche in questo repertorio, per innata musicalità, brillantezza sonora e varietà espressiva.

Grande successo al termine da parte di un pubblico che, pur non esaurendo ogni ordine di posto, ha dimostrato di apprezzare anche questo titolo così poco rappresentato.

Chissà se al buon Peppino sarebbe potuta piacere questa girandola sonora ad espressiva firmata dal duo Weill-Brecht!

E per chi non l’avesse ancora visto, raccomandiamo di recuperare questo spettacolo al Teatro Valli di Reggio Emilia nelle date 13 e 15 maggio.

Ascesa e caduta della città di Mahagonny
Opera in tre atti su testo di Bertolt Brecht
Musica di Kurt Weill

Leokadja Begbick Alisa Kolosova
Fatty, der “Prokurist” Matthias Kozorowski
Dreieinigkeitsmoses Zoltan Nagy
Jenny Hill Nadja Mchantaf
Jim Mahoney Tobias Hächler
Jack O’Brien Christopher Lemmings
Bill, detto Sparbüchsenbill Simon Schnorr
Joe, detto  Alaskawolfjoe Jerzy Butryn
Tobby Higgins Christopher Lemmings
Il narratore Filippo Lanzi
Sei ragazze di Mahagonny Roxana HerreraElizabeth Hertzberg
Yulia TkachenkoCecilia Bernini
Kamelia KaderMariangela Marini

Orchestra dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini”
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Christopher Franklin
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Henning Brockhaus
Scene Margherita Palli
Luci Pasquale Mari
Video Design Mario Spinaci
Costumi Giancarlo Colis
Coreografia Valentina Escobar

FOTO: ROBERTO RICCI