La colorata energia del Barbiere

A Reggio Emilia una nuova produzione dell’opera di Rossini che verrà proposta in streaming il prossimo 11 aprile

Il barbiere di Siviglia (Foto Anceschi)
Il barbiere di Siviglia (Foto Anceschi)
Recensione
classica
Teatro Valli, Reggio Emilia
Il barbiere di Siviglia
26 Marzo 2021

L’impegno profuso in questi mesi da diversi teatri del nostro Paese che, chiusi a oltranza per l’emergenza pandemica, si stanno inventando soluzioni e formule le più diverse per continuare a proporre cultura, ci restituisce per quanto possibile uno sforzo coraggioso e meritorio, sia creativo sia produttivo, capace di declinare nei modi più diversi quello scivoloso equilibrio tra il linguaggio teatrale che è proprio dell’opera e quello audiovisivo dell’ormai fin troppo familiare streaming.

In questo quadro, anche i Teatri di Reggio Emilia hanno accettato la sfida, mettendo in scena un nuovo allestimento de Il barbiere di Siviglia di Rossini, una coproduzione realizzata con la Fondazione Teatro Comunale di Modena registrata venerdì scorso alla presenza di pochissimi addetti ai lavori e che verrà trasmessa on-line domenica 11 aprile (ore 17.00) su www.operastreaming.com, il portale dedicato alla diffusione delle produzioni liriche dell’Emilia Romagna.

Segnata da un impianto scenico abitato da essenziali e variegati elementi semoventi, ravvivato da una girandola di colori vivaci che rimbalzano tra oggetti, luci e costumi, questa produzione ha restituito nel suo insieme una lettura fresca e dinamica, funzionale al rodato ingranaggio drammaturgico proprio dell’opera che Rossini ha plasmato sul libretto di Cesare Sterbini, tratto a sua volta da Le barbier de Seville ou La précaution inutile di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.

Nell’immaginario ricomposto sul palcoscenico dalla combinazione tra la regia di Fabio Cherstich, le scene di Nicolas Bovey, i costumi di Arthur Arbesser e le luci di Marco Giusti, è quindi emerso un giuoco variopinto calato in una sorta di astratto e a tratti surreale “paese delle meraviglie”, con grandi tavoli sbilenchi, candidi e fumanti clavicembali sospesi a mezz’aria, piattaforme mobili e diversi oggetti che si spostavano sui binari che disegnavano la scena.

Uno scenario che invadeva a tratti anche la platea orfana di pubblico e nel quale si sono mossi con efficace energia i personaggi interpretati con bell’impegno da un cast vocale che ha compreso il conte d’Almaviva di Cesar Cortes, il Bartolo di Pablo Ruiz, la Rosina di Michela Antenucci, oltre al Figaro di Simone Del Savio e al Basilio di Guido Loconsolo, con Ana Victoria Pitts nei panni di Berta e Alex Martini nella doppia veste di Fiorello e di un ufficiale a completare la compagine.

A guidare le voci in palcoscenico, completate dai componenti del Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia preparato da Martino Faggiani, la bacchetta di Leonardo Sini, capace di condure il dispiegarsi dell’opera con adeguato senso d’assieme, seguito con impegno anche dalla Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti.

Anche se certi caratteri di questo allestimento sono stati naturalmente e inevitabilmente condizionati dalla ripresa audiovisiva, rimane il fatto che avere avuto l’opportunità di tornare a seguire l’opera in teatro ci ha ricordato (ammesso che ce ne fosse bisogno) che l’opera – come il teatro tout court – è segnato da una sua dimensione fisica irrinunciabile.

Al tempo stesso, questo nostro ritorno in teatro, ci ha confermato che, nonostante tutto, questi sforzi vanno riconosciuti e, per quanto possibile, valorizzati. In attesa che in teatro torni anche il pubblico.

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