La fanciulla ha cento anni

Si amano nella vita. E nell'arte. In La Fanciulla del West che, il 16 luglio, inaugura il Festival Pucciniano di Torre del Lago omaggiando i cento anni dell'opera (le scene sono dello scultore Franco Adami, la regia di Kirsten Harms, sul podio Alberto Veronesi), il soprano Daniela Dessì e il tenore Fabio Armiliato non «recitano» un amore vero per la prima volta. Lo hanno fatto in Tosca. In Manon Lescaut.

Ma è impresa davvero non da poco in quest'opera dall'impianto cinematografico e dalla musica travolgente (troppo, ha scritto qualche musicologo).

E che, tra tormente di neve, cow-boys affamati di giustizia, corsa all'oro, banditi, partite a poker in cui si gioca la vita o la morte di un uomo, racconta un amore che ha poco di melodrammatico e molto di moderno.

Dessì e Armiliato, chi sono per voi Minnie e Dick Johnson? Dessì: «Minnie è un personaggio a se stante tra le eroine femminili pucciniane. E' una ragazza dalle molte nuance. Circondata da soli uomini, ha forgiato un carattere forte ma pieno di dolcezza che la fa essere madre, custode del loro affetto e persino del loro denaro, insegnante, depositaria delle loro confessioni più interiori come se fosse una sorella maggiore. E' una donna coraggiosamente scaltra, come dimostra nella partitaa poker in cui bara, pur di salvare il suo uomo. Ma prima di tutto esprime solitudine, come tutti i personaggi in quest'opera: e questo rende il finale lieto solo in apparenza».

Armiliato: «Johnson è un bandito suo malgrado. E' un ladro gentiluomo e, per giunta, colto. Un Arsenio Lupin ante litteram».

Al centro di Fanciulla c'è un triangolo amoroso: Minnie ama, riamata, il bandito Dick Johnson ostacolata dallo sceriffo, Jack Rance (a Torre del Lago il baritono Carlos Almaguer), infatuato di lei. Sembra Tosca.

Dessì: «In realtà Rance nonè perfido come Scarpia, anche lui tutore della legge. Lo sceriffo si tira indietro davanti all'amore immortale di Minnie, il barone invece è un despota. Ci sono dei critici che hanno accusato Puccini di essere meno psicologo rispetto ai personaggi, in quest'opera. Non sono d'accordo. I tre atti corrispondono a tre stadi dell'evoluzione di Minnie: dalla ragazza sprovveduta alla donna tradita fino a colei che perdona. Non siamo troppo lontani da Turandot».

Armiliato: «Sia Cavaradossi che Johnson vivono conflitti interiori: il pittore tra amore e lotta politica, il bandito tra amore e il motivo per cui approda nel saloon di Minnie, e che non porterà mai a compimenti: rapinare la cassa del saloon di Minnie. E qui subentra il tradimento, presente in tutte e due le opere: quello del rivoluzionario Angelotti di Cavaradossi tramite la confessione di Tosca, quello dei suoi compagni da parte di Johnson, che non porta a buon fine il colpo».

La musica. C'è chi considera Fanciulla un'avanguardista. Chi un'opera ruffiana.

Dessì: «Immaginiamoci cosa deve essere stata Fanciulla per i tempi in cui fu scritta. Ci sono rielaborazioni di temi tradizionali del West. C'è il blues, il jazz, lo swing. Siamo noi uomini di oggi che riferiamo la nascita della grande colonna sonora cinematografica dei film western a quest'opera. Per i contemporanei di Puccini fu un'esperienza avveniristica».

Armiliato: «In Fanciulla c'è il clima musicale mitteleuropeo, c'è Debussy, ma c'è - prepotente la grande melodia italiana che, mescolandosi alle musiche dell'America popolare, crea un risultato che anticipa il grande musical. Puccini rielabora il folk del West da quest'ottica nostrana come, in Manon Lescaut, rielaborava minuetti e cantate pastorali barocche con piglio wagneriano». © RIPRODUZIONE RISERVATA

FULVIO PALOSCIA