Il Ballo in maschera ritrovato di Carmignani

Inaugurata – con dedica a Conati – la stagione lirica del Regio di Parma con le scene restaurate del 1913

Un Ballo in maschera
Un Ballo in maschera
Recensione
Teatro Regio di Parma
Un Ballo in maschera
12 Gennaio 2019 - 20 Gennaio 2019

L’eleganza delle scene dipinte unite al fascino del recupero di un allestimento storico risalente alle prime celebrazioni verdiane del 1913: questa è parsa la cifra più rilevante dell’apertura della stagione lirica 2019 del Teatro Regio di Parma, che ha visto protagonista il Verdi di Un ballo in maschera, proposto con gli scenari realizzati da Giuseppe Carmignani in occasione del Centenario verdiano del 1913, recuperati attraverso un lavoro di ripristino – documentato da un video proposto durante l’esecuzione del preludio – curato da Rinaldo Rinaldi in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza. Una produzione che si colloca nel centenario della morte del direttore parmigiano Cleofonte Campanini, ideatore e finanziatore delle celebrazioni verdiane del 1913, e che è stata dedicata a Marcello Conati, insigne musicologo, studioso e ricercatore recentemente scomparso.

Alla prova del palcoscenico le ambientazioni di carta dipinta di Carmignani hanno rievocato le atmosfere descrittive di una messa in scena antica – suggestiva nelle ambientazioni del palazzo del Conte e dell’antro di Ulrica e meno efficaci nel tratteggio dell’“orrido campo” – naturalmente lontana dalla densità di simbologie offerte dalle rappresentazioni attuali, ma utile per rivivere l’idea di melodramma del passato. La regia dello spettacolo, coprodotto con Auditorio de Tenerife e Royal Opera House Muscat, è stata affidata Marina Bianchi, che ha offerto una lettura lineare, completata dagli arredi di Leila Fteita, dai bei costumi di Lorena Marin, dalle luci un poco piatte di Guido Levi e dalle coreografie di Michele Cosentino, misurate nella loro eleganza funzionale, eseguite dal corpo di ballo di Atermis Danza.

Un equilibrio di fondo che non ha trovato aderenza sul versante musicale, gestito con segno a tratti oltremodo deciso da Sebastiano Rolli alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana. Un carattere che, se da un lato non ha restituito tutte le sottigliezze di una partitura peraltro segnata da un tessuto espressivo estremamente raffinato, dall’altro ha dovuto far fronte ad una compagine vocale non proprio omogenea: abitato dalle rigidità di Saimir Pirgu (Riccardo) e di Leon Kim (Renato), segnato dalla vocalità presente ma discontinua di Irina Churilova (chiamata a sostituire l'indisposta Virginia Tola nel ruolo di Amelia), il palcoscenico ha comunque goduto della discreta Ulrica di Silvia Beltrami, del brillante Oscar di Laura Giordano e delle corrette interpretazioni di Fabio Previati (Silvano), Emanuele Cordaro (Tom) e Massimiliano Cattelani (Samuel). Buona la prova da parte dell’affidabile coro del Regio preparato da Martino Faggiani.

Decisamente positivo il riscontro del pubblico della “prima”, che ha salutato tutti gli artisti impegnati con applausi convinti, toccando punte di entusiasmo per la direzione di Rolli.