In gabbia con l’orsa

La Calisto di Francesco Cavalli a Strasburgo

Recensione
classica
Opéra du Rhin Strasburgo
Pier Franceso Cavalli
26 Aprile 2017

Seppure appena mascherato da una certa forbitezza dei versi, quello scritto da Giovanni Faustini per La Calisto di Francesco Cavalli è probabilmente il libretto a contenuto più osceno della storia dell’opera per un soggetto mitologico tratto da quella fonte inesauribile di storie che sono le Metamorfosi di Ovidio, e trattato in maniera da esaltarne gli aspetti sessualmente più promiscui e gioiosamente morbosi. Va da sé che trovare la giusta misura nel portarlo in scena non è impresa facile, poiché facilissimo è cadere nel farsesco oppure, quando si ecceda nell’autocensura, nel tedioso. Non è il caso della nuova produzione firmata da Mariame Clément per l’Opéra national du Rhin che si muove piuttosto nel dominio della commedia psicologica. Che la regista provi empatia per tutti i personaggi è evidente dalla cura con la quale ne mette in luce virtù ma soprattutto vizi, compresi quelli dei molti “villain” della vicenda. A cominciare da quel Giove che seduce con l’inganno la casta ninfa Calisto assumendo le sembianze di Diana, consigliato dal cinico Mercurio: “Ricorrete alla frode, ch’ingannatore amante, è quel, che gode.” E da dentro la gabbia dell’orsa – che è Calisto punita dalla furia di Giunone – sviluppa la trama con divertenti divagazioni zoofile ma anche momenti di lirismo onirico, ottenuti anche grazie al sapiente disegno luci di Marion Hewlett che danno vita alla scena fissa di Julia Hansen, autrice anche degli estrosi costumi. L’ottimo lavoro sugli interpreti di Mariame Clément maschera abilmente più di una debolezza in una distribuzione vocale che nella fresca Calisto di Elena Tsallagova, nell’istrionica Diana bifronte (la vera e Giove “en travesti”) di Vivica Genaux, nel sognante Endimione di Filippo Mineccia e nella temperamentosa Giunone di Raffaella Milanesi ha i suoi punti di forza. Più convenzionali le caratterizzazioni del Giove di Giovanni Battista Parodi e del Mercurio di Nikolay Borchev, mentre Guy de Mey gioca in chiave espressiva una certa usura vocale conferendo alla sua Linfea una patina di elegiaca senilità. Marcatamente più deboli il Satirino di Vasily Khoroshev ma soprattutto il Pane di Lawrence Olsworth-Peter in evidente deficit di mezzi vocali accettabili. Aggiungono una nota di freschezza i giovani Jaroslaw Kitala come Silvano, e Tatiana Zolotikova e Yasmina Favre nella personificazione dei due pavoni “furiosi” di Giunone. Dalla buca il direttore Christophe Rousset si concentra soprattutto sulla cura del suono dei suoi Talens Lyriques e smorza i contrasti dinamici della partitura di Cavalli, sacrificando talora quella vivacità e varietà di accenti di cui vive il suo teatro. Comunque una bella serata di musica salutata dal pubblico con grande calore.

Note: Nuovo allestimento dell’Opéra national du Rhin di Strasburgo. Date rappresentazioni all’Opéra di Strasburgo: 26, 28, 30 aprile, 2, 4 maggio 2017. A La Sinne di Mulhouse: 12 e 14 maggio 2017.

Interpreti: Elena Tsallagova (La Calisto), Vivica Genaux (Eternità / Diana), Giovanni Battista Parodi (Giove), Nikolay Borchev (Mercurio), Filippo Mineccia (Endimione), Raffaella Milanesi (Destino / Giunone), Guy de Mey (Linfea), Vasily Khoroshev (Satirino), Lawrence Olsworth-Peter (Natura / Pane), Jaroslaw Kitala (Silvano), Tatiana Zolotikova e Yasmina Favre (Due furie)

Regia: Mariame Clément

Scene: Julia Hansen

Costumi: Julia Hansen

Orchestra: Les Talens Lyriques

Direttore: Christophe Rousset

Luci: Marion Hewlett

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