la «Traviata»

Prima da record, quasi 2 milioni e mezzo
Pubblico diviso, contestata la regia

Fa discutere il secondo atto ambientato in una cucina. In piazza la contro-Traviata dei sindacati di base

la «Traviata»

Prima da record, quasi 2 milioni e mezzo
Pubblico diviso, contestata la regia

Fa discutere il secondo atto ambientato in una cucina. In piazza la contro-Traviata dei sindacati di base

Scala: l'arrivo di Napolitano, Grasso, Monti e Passera
Rcd

Quasi dieci minuti di applausi per «La Traviata» di Giuseppe Verdi che ha inaugurato sabato sera la nuova stagione del teatro alla Scala di Milano. Una prima da record, che ha sfiorato 2 milioni e 500 mila euro d’incasso. Meglio del Lohengrin in scena l’anno scorso, il 6 per cento in più, che aveva incassato 2 milioni e 350 mila. Picco di ascolti anche in tv, con una media di 654 mila spettatori. Il bilancio di quest’anno dunque, anche grazie ai numeri della prima, si chiuderà in pareggio e sarà pagato l’integrativo ai dipendenti. Una notizia positiva che non permette ,però, di essere tranquilli per il 2014. «Tutti gli anni è difficile chiudere in pareggio. Quest’anno lo è stato ancora di più - ha ammesso il vicepresidente del teatro Bruno Ermolli - e anche il 2014 si presenta impegnativo». Di conti si parlerà nel consiglio di amministrazione di martedì prossimo, che arriva in un momento di cambiamento per il teatro.

CAMBI AI VERTICI - Il sovrintendente Stèphane Lissner se ne andrà a settembre a guidare l’Opèra di Parigi dopo nove anni milanesi. E alla fine del 2014 - dopo aver aperto la prossima stagione con il Fidelio di Beethoven - anche il direttore musicale Daniel Barenboim lascerà. La successione è già stata decisa. L’austriaco Alexander Pereira, che prenderà il posto di Lissner, lavora ora come consulente tecnico. E sabato, non a caso, era in teatro insieme con la moglie Daniela per la prima. Lui ha già scelto chi sarà il suo direttore musicale (il milanese Riccardo Chailly), una nomina a cui manca l’ufficialità e di cui si parlerà al consiglio di amministrazione. Ma se le decisioni sono state prese restano i dubbi burocratici.

LA LEGGE VALORE CULTURA - Primo fra tutti la norma della legge Valore cultura che da inizio 2015 affiderà al ministro dei beni culturali, e non più al cda, il compito di nominare il sovrintendente. E poi c’è l’emendamento fatto dal governo per permettere alla Scala di non perdere fondi privati (evitando di ridurre i membri nel consiglio) che deve essere approvato con la legge di stabilità. E il rischio che la divisione dei contributi statali penalizzi il teatro con i nuovi criteri di distribuzione del Fondo per lo spettacolo. «Io sono ottimista» ha assicurato Ermolli. Una soluzione è raggiungere e l’autonomia che già la Scala aveva ottenuto, prima che la cancellasse una sentenza del Consiglio di Stato. Adesso è tutto da rifare. Anche se c’è l’impegno del governo ad occuparsene entro il 28 febbraio. Prima o poi «sono convinto che la Scala sarà autonoma - ha rassicurato Lissner -. È nella storia».

APPLAUSI E POLEMICHE - E rimarrà di sicuro negli annali questa Traviata che, pur tra le polemiche, ha incassato applausi soprattutto per i protagonisti. È piaciuta Violetta, interpretata dal soprano Diana Damrau, che ha ottenuto un successo personale per il canto e la presenza scenica; consensi anche al tenore Piotr Beczala, Alfredo, e al baritono Zeljkp Lucic, papà Germont. Non ha convinto invece la regia del russo Dmitri Tcherniakov, che ha suscitato la reazione del loggione. Numerosi «buu», «vergogna» e «vai a casa» sono stati urlati quando il regista è uscito al termine dell’opera. «Mi sembra che ci siano i custodi della tradizione che se la sono presa con il regista, ma questo capita», ha sdrammatizzato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, uscendo dal teatro. «È stata una bellissima messa in scena - ha aggiunto -. Orchestra, direttore e cast tutti di primo ordine». «Quando c’è attenzione non c’è pregiudizio, il pubblico caloroso e attento ha mostrato onestà intellettuale», ha commentato il direttore Daniele Gatti. «Questo è il teatro, chi ha lavorato all’Opera ha offerto un’idea forte ed è bello che il pubblico dica la sua, dividere - ha aggiunto - è più interessante che unificare». «Confrontare il repertorio e l’oggi è la missione della Scala, non rifare sempre lo stesso spettacolo come vorrebbero i conservatori», è stato il commento del sovrintendente Stéphane Lissner, alla sua ultima «prima».

IL REGISTA CONTESTATO - Dmitri Tcherniakov ha voluto ringraziare artisti e lavoratori del teatro alla fine dello spettacolo. Dicendo alcune parole dietro al palco, ha raccontato loro che da bambino in casa sua c’era un libro illustrato sulla Scala che riportava fra l’altro una foto di Luchino Visconti con Maria Callas vestita da sonnambula. «Non potevo immaginare allora che sarei diventato regista e che mi sarei trovato qui - ha aggiunto -. Ero molto preoccupato della mia messa in scena di Traviata perché capisco cos’è per voi, ma dopo i primi tre giorni di prove qualcosa è cambiato. La mia angoscia è sparita, perché nessuno mi guardava come un giovanotto venuto dalla Russia per fare Traviata. Tutti mi hanno aiutato e ho sentito il calore umano». Nessun accenno alla contestazione dei loggionisti.

DEDICA A MANDELA - La serata si è aperta con un minuto di silenzio dedicato a Nelson Mandela. La decisione è stata presa tra dopo contatti tra la Scala, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il Quirinale. Uscito sul palco, il maestro Daniele Gatti ha annunciato: «La città di Milano e il Teatro alla Scala desiderano ricordare Nelson Mandela, uomo straordinario». Non è riuscito ad aggiungere altro perché è subito scoppiato un fragoroso applauso e tutto il pubblico si è alzato in piedi. Anche nel palco reale il presidente Napolitano ed il presidente della Commissione europea Barroso applaudivano l’eroe dell’anti-Apartheid. «Volevo chiedere un minuto di silenzio - ha poi proseguito Gatti - ma questo applauso è stata la testimonianza più grande per un uomo che ha dimostrato l’umanità più viva». Subito dopo il maestro ha chiesto comunque il minuto di silenzio, che è terminato quando sono partite le note dell’Inno nazionale. Un altro lungo applauso ha chiuso l’esecuzione.

Scala, i vip alla Prima
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OSPITI VIP - Napolitano è arrivato puntualissimo a teatro, insieme con la moglie Clio. Poco prima di lui era arrivato il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso. Ad accoglierli il sindaco Giuliano Pisapia. E ancora il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il commissario del Padiglione Italia di Expo 2015 Diana Bracco.

Scala, politici e vip alla Prima

ALTRI VIP - In sala anche Piergaetano Marchetti con la moglie Ada Gigli, il presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro, il ministro alla Cultura Massimiliano Bray, l’ex premier Mario Monti, lo stilista Giorgio Armani, l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, il Commissario Unico di Expo 2015 Giuseppe Sala e il magistrato Francesco Saverio Borrelli e l’ex ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera. La presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, che erano attesi, non si sono presentati. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha scelto invece di assistere al più importante appuntamento della lirica italiana tra le mura del penitenziario di San Vittore, sul megaschermo allestito dal Comune nell’ottagono del carcere.

«Traviata», la prima alla Scala
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RIPA DI MEANA CHIUSA FUORI - «Non è stato solo per i tacchi, ho fatto tardi anche perché l’auto è rimasta bloccata a causa delle elevate misure di sicurezza», si è giustificata Marina Ripa di Meana. Ma le maschere della Scala sono state inflessibili e l’hanno lasciata fuori, come vuole la regola: non si entra se non nell’intervallo tra un atto e l’altro. Curioso il copricapo con tanti ragni abbinato a un semplice e castigato abito nero, tutto di sua creazione. «I ragni portano ricchezza, li ho scelti - ha raccontato - contro la crisi». Ripa di Meana ha poi deciso di rinunciare all’opera e di andarsene direttamente al ristorante. «Peccato, ero venuta apposta da Roma - ha aggiunto -, ho speso anche una discreta cifra per non vedere nulla». L’anno scorso era toccato a Lapo Elkann aspettare nel foyer la fine del primo atto.

Scala, la prima in punta di piedi
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ELOGI- Nell’intervallo il presidente Napolitano è uscito dal palco reale per andare a salutare il direttore d’orchestra Daniele Gatti e una rappresentanza dei lavoratori. «Meravigliosa»: questo l’aggettivo scelto da Napolitano per commentare a caldo l’opera. Apprezzamento anche da parte del sindaco di Milano Pisapia: «Violetta straordinaria, Alfredo eccezionale, ottima come sempre la direzione del Maestro Gatti, tutti bravi come gli applausi scroscianti hanno confermato, intrigante la regia. Con la Traviata un’altra serata magica alla Scala». «È stata un’esecuzione straordinaria: bravissima Violetta che è riuscita a cantare sopra il coro e sopra l’orchestra. E bravissimo il baritono. Le voci mi hanno davvero impressionato»: così il ministro dei Beni culturali, Massimo Bray. Entusiasta l’ex ministro Corrado Passera: «È bellissima, bisogna avere il coraggio di cambiare e di osare». «Emozionante, anticonformista e moderna» è il commento del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che ha detto di non essere stupito dai pareri contrastanti: «Penso che l’obiettivo del regista fosse anche questo, far discutere. Io, ribadisco, l’ho trovata di grande attualità, aderente ai nostri tempi». Positivo anche il commento dell’assessore alla Cultura, Filippo Del Corno: «È uno spettacolo molto bello, che porta il dramma di Verdi nel presente, recitano cantando e cantano recitando». Francesco Saverio Borrelli approva la messa in scena: «Si può fare, c’è una sorta di ipercinesismo per cui si devono sempre muovere, ma mi piace e non mi scandalizza nemmeno la cucina perché è campagna». Nel secondo atto, infatti, si vedono Violetta e Alfredo nella casa di campagna, in cucina, tra il camino e la credenza, mentre affettano verdure e impastano la pizza.

Il secondo atto (Fotogramma)Il secondo atto (Fotogramma)CRITICHE -L’allestimento del regista russo Dmitri Tcherniakov ha suscitato però anche perplessità in diversi spettatori vip. «Io sono per la tradizione», ha affermato Carla Fracci. «Trovo senza senso che un uomo disperato si metta a tagliare verdure. Io comunque ero in scena, da ragazza, alla Traviata di Visconti. Non dico altro». «È un vecchiume disperante», ha aggiunto il marito Beppe Menegatti, subito fermato dalla moglie che lo invita a non essere troppo polemico. Critica Livia Pomodoro: «L’allestimento potrebbe anche andar bene, ma ho qualche dubbio sulla cucina, io gli ospiti li ricevo in salotto». Più rassegnata Valentina Cortese: «Io penso alla Traviata di Luchino - ha detto Valentina Cortese - quella mi è rimasta nel cuore. D’altra parte - ha continuato - ti devi abituare, il mondo cammina, dobbiamo camminare con lui. Altrimenti, vediamo sempre le stesse cose».

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ARMANI E BOLLE - «Questa Traviata mi lascia molto perplesso», ha affermato lo stilista Giorgio Armani. «C’è modernità e modernità, questa mi piace poco». «Gli abiti di scena mi lasciano qualche perplessità», ha aggiunto Armani che sulle mises delle signore presenti alla Scala si è limitato a dire: «Le cose e migliori sono sempre quelle più semplici, forse ci vorrebbero meno lustrini e abiti più lineari». L’ètoile Bolle trova «un realismo forse esagerato perché il pubblico della Scala chiede magia e raffinatezza, vuole sognare«. Bolle è rimasto stupito dalla fisicità del soprano: «Nel mio immaginario Violetta è molto raffinata, vederla in queste vesti mi lascia perplesso». La più delusa è la presidentessa degli Amici della Lirica, Donatella Javarone: «Questa è una Violetta violentata». Soltanto «un po’ deluso» invece Bruno Vespa, che però trova straordinari gli interpreti.

Scala, le proteste in piazza
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«Giuseppe Verdi» in piazza (Fotogramma)«Giuseppe Verdi» in piazza (Fotogramma) LA PROTESTA - In piazza il sindacato di base Cub ha messo in scena la sua contro-opera: «La Traviata Italia». A spiegare il senso dell’iniziativa è stato un finto Giuseppe Verdi che ha illustrato l’intenzione di «mettere in scena i depredati dalla Finanza, dagli industriali e dai politici collusi». Quindi una cantante, con indosso una felpa della Electrolux, azienda in crisi, ha iniziato la reinterpretazione dell’opera di Verdi. In piazza il comitato inquilini «antisfratto» San Siro - che ha allestito un mercatino del baratto e del riuso - e gli iscritti del sindacato di base Cub. (Fotogramma)(Fotogramma)Questi ultimi hanno srotolato numerosi striscioni (tra cui uno che accusa gli «egregi rovinatori dell’Italia»), oltre a esporre un manichino con la tuta da lavoro della Pirelli e il volto di Marco Tronchetti Provera e tre dipinti dedicati a tre storici marchi dell’industria in crisi: Novaceta, Electrolux e Pirelli. Davanti a Palazzo Marino anche alcuni esponenti della «Banda degli Ottoni» che hanno intonato«La Traviata» per «partecipare alla contestazione di una manifestazione eccessiva in tempi di crisi e che vede la partecipazione di politici e banchieri che si fanno proteggere fin troppo bene». Filippo De Corso, con un passato di militanza nei girotondo e membro del comitato delle Agende Rosse di Borsellino, aveva un cartello con scritto «W V.e.r.d.i.» che per lui è l’acronimo di «W Verità etica responsabilità dignità e integrità».

Prima della Scala, la protesta in piazza

BREVE TENSIONE - C’è stato un breve momento di tensione quando davanti alla Scala è arrivato un gruppetto di una decina giovani di Forza Italia con l’intenzione di contestare le autorità presenti. Il loro arrivo però ha scatenato le proteste del resto dei manifestanti che hanno tentato di accerchiarli. Immediato l’intervento delle forze dell’ordine che scortavano i giovani azzurri, che si sono subito allontanati.

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Redazione Milano online
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