Palermo: torna il Rigoletto dark secondo Turturro

Grande successo sabato 14 gennaio al Teatro Massimo di Palermo per un ripescato Rigoletto: la fortunata produzione firmata da John Turturro, che nel 2018 ha segnato il debutto sulla scena lirica dell’attore e regista italo-americano, è tornato infatti a Palermo dopo cinque anni, ripresa con cura da Cecilia Ligorio e diretta da Daniel Oren. Prima dell’inizio dello spettacolo, il sovrintendente Marco Betta ha voluto rendere omaggio al grande Claudio Abbado nel decennale della sua scomparsa, dedicando la serata al celebre direttore d’orchestra.

«Sovente muta la donna e ben pazzo è colui che confida in lei! Sovente la donna non è che piuma al vento». Questa frase di Victor Hugo potrebbe essere interpretata come una riflessione sulle concezioni sociali dell’epoca in cui visse, plasmate da stereotipi di genere e da una certa diffidenza verso l’imprevedibilità delle relazioni.

Le Roi s’amuse (il dramma storico da cui è tratta la citazione e anche l’opera di Verdi) offre una severa critica ai costumi politici del periodo, descrivendo un monarca insensibile alla giustizia sociale, un re privo di coscienza, egoista e crudele, affiancato dal suo buffone Triboulet e da cortigiani viscidamente asserviti. Trasformato successivamente in Rigoletto nel libretto di Francesco Maria Piave per Giuseppe Verdi, il personaggio deforme e tormentato del buffone di corte, inizialmente alleato del potere per necessità, si ribella invano alla violenza dopo essere stato toccato nel profondo dei suoi affetti più puri, diventando egli stesso un carnefice.

Un dramma torbido e dalle linee cupe che ha ispirato Turturro all’uso di tonalità scure, che proiettano temporalmente l’ambientazione in un xviii secolo decadente e grottesco, delineato da ambienti asfittici e limitati nelle linee prospettiche delle scene curate da Francesco Frigeri.

I costumi di Marco Piemontese e le luci di Alessandro Carletti contribuiscono a tracciare un percorso cromatico avvolto da sfumature suggestive che si avvicinano al misterioso universo del dark, variando dai toni lividi e monocromatici di un mondo sontuoso ma intriso di immoralità, al rosso della passione e della tragedia. In modo quasi continuo la presenza della danza in scena si configura come il punto centrale della vita di corte, seguendo la visione artistica sia del regista che del coreografo Giuseppe Bonanno.

La storia, com’è noto, si svolge a Mantova e ha come protagonista Rigoletto, un gobbo buffone di corte, che tiene nascosta l’esistenza della figlia, Gilda, per proteggerla dalle vendette dei cortigiani offesi dalle sue beffe feroci. Gilda, credendo che il duca di Mantova sia uno studente povero, si innamora di lui, ignorando la sua vera identità. I cortigiani del duca, desiderosi di vendicarsi di Rigoletto, rapiscono Gilda credendola amante del buffone. La giovane, sedotta dal duca, si dispera per il suo destino e Rigoletto, deciso a vendicarne l’onore, assume il sicario Sparafucile. Tuttavia, nel momento cruciale, Gilda, ancora innamorata del duca, si offre al sicario al posto di quest’ultimo e muore pugnalata.

La regia si avvicina al testo con estrema delicatezza, chiaramente con l’intenzione di non sovraccaricare il dramma con elementi estranei. Turturro spiega che la scelta iniziale è stata quella di ridurre tutto al minimo, evitando qualsiasi eccesso, al fine di consentire ai cantanti e alla musica di emergere completamente. Una regia che si pone quindi al servizio della narrazione e della musica. Anche i protagonisti sono avvolti da una densa fuliggine sia nei tratti caratteriali che nell’aspetto (ad eccezione di Gilda) e Turturro accentua questa componente ricavandone una splendida narrazione visiva, a tratti fosca e irreale.

La profonda umanità che caratterizza l’opera verdiana trova un riscatto significativo in questa messinscena grazie all’ottima direzione di Daniel Oren, che ha dato un’eccellente dimostrazione di maestria interpretativa e cura nella concertazione. Oren ha sapientemente plasmato l’orchestra fornendo solidità e coesione all’intera esecuzione. A giovarne, naturalmente, anche le esecuzioni canore: Amartuvshin Enkhbat nel ruolo di Rigoletto si è distinto per la sua profonda comprensione del personaggio, evidenziata sia attraverso le sue capacità vocali che attraverso una performance interpretativa intensa. La sua voce, dall’interessante timbro scuro, vigorosa e nobile nella resa della parola, cattura l’essenza tormentata di Rigoletto, offrendo una buona interpretazione.

Giuliana Gianfaldoni, nel ruolo di Gilda, ha brillato in quasi tutti gli aspetti della sua performance. Garbata ma decisa, con un timbro delicato ha saputo gestire bene le dinamiche mascherando forse un po’ i suoi limiti; nel complesso è riuscita a creare un’esperienza emotiva intensa per il pubblico. La sua espressività ha aggiunto profondità al personaggio, suscitando applausi a scena aperta in diversi momenti della rappresentazione. Molto apprezzati dal pubblico dunque i due protagonisti che, tra applausi e ovazioni, al termine del secondo atto hanno regalato il bis del duetto conclusivo “Si, vendetta, tremenda vendetta”.

Anche Ivan Ayón Rivas, nel ruolo del duca di Mantova, ha fornito tutto sommato una buona interpretazione nonostante la sua performance sia risultata opaca in alcuni momenti, soprattutto durante le transizioni da un registro all’altro. Dotato di voce potente e ben estesa è comunque riuscito a trasportare il pubblico attraverso le diverse sfaccettature del personaggio, senza mai mostrare segni di sforzo.

Alexei Kulagin, nel ruolo di Sparafucile, nonostante abbia mantenuto una performance solida, è comunque apparso sottotono e non è riuscito a suscitare un entusiasmo particolare. Purtroppo la vera nota dolente è rappresentata da Nicolò Ceriani nel ruolo di Monterone; il baritono ha mostrato sofferenza nell’emissione vocale e la sua interpretazione non è stata convincente, mancando anche di quella profondità e intensità necessarie per il personaggio.

Il resto della compagnia si distingue per l’ottimo livello, con particolare rilievo per le interpretazioni di Emanuela Sgarlata nel ruolo della Contessa di Ceprano/Paggio e Valeria Girardello in quello di Maddalena.

La reazione del pubblico, manifestata attraverso dieci lunghi minuti di applausi e un’ovazione particolare alla direzione di Oren, è stata la testimonianza tangibile dell’apprezzamento dell’intero spettacolo.

Giuseppe Migliore
(20 gennaio 2024)

La locandina

Direttore Daniel Oren
Regia John Turturro
ripresa da Cecilia Ligorio
Scene Francesco Frigeri
Costumi Marco Piemontese
Luci Alessandro Carletti
Riprese da Ludovico Gobbi
Coreografia Giuseppe Bonanno
Personaggi e interpreti:
Rigoletto Amartuvshin Enkhbat
Duca di Mantova Ivan Ayón Rivas
Gilda Giuliana Gianfaldoni
Giovanna Agostina Smimmero
Sparafucile Alexei Kulagin
Maddalena Valeria Girardello
Borsa Rosolino Claudio Cardile
Marullo Alessio Verna
Ceprano Italo Proferisce
Monterone Nicolò Ceriani
Contessa di Ceprano/Paggio Emanuela Sgarlata
Usciere di corte Enrico Cossutta
Coro, Corpo di ballo e Orchestra del Teatro Massimo di Palermo
Maestro del Coro Salvatore Punturo
Direttore del Corpo di ballo Jean-Sébastien Colau

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