Recensioni - Opera

Successo pieno per Lakmé all’Opera du Rhin

Sabine Devieilhe protagonista di una riuscitissima esecuzione dell’opera di Delibes a Strasburgo

L’Opera di Rhin di Strasburgo ha inaugurato la stagione 2023/24 con una nuova produzione di Lakmé di Léo Delibes accolta con entusiasmo dal pubblico che ha esaurito tutte le repliche in programma.

Classico esempio dell’opera a sfondo esotico che conobbe particolare fortuna nella Francia del secondo ‘800, Lakmé, ambientata in India durante il periodo della colonizzazione britannica, vede la contrapposizione tra personaggi europei ed indiani in una vicenda in cui l’amore di Lakmé, figlia del bramino Nilakantha, e del soldato inglese Gerald, membro dell’esercito incaricato di reprimere la ribellione del popolo indù, è reso impossibile dall’inconciliabilità delle rispettive culture.

Nell’allestimento firmato da Laurent Pelly, che ha debuttato lo scorso anno all’Opéra Comique di Parigi, la condizione di Lakmé prigioniera del suo mondo appare chiara fin dall’inizio, quando la ragazza fa il suo ingresso nel tempio rinchiusa in una gabbia di bambù: uccello esotico che il padre ostenta e fa cantare, come accadrà dopo nella scena del bazaar, anche in questo caso portata in scena su un carretto-gabbia.
L’India vene efficacemente rievocata dalle scenografie di Camille Dugas, basate su quinte e sipari di carta sapientemente illuminate dalle suggestive luci di Joël Adam che vanno dalle tinte acquerellate del primo atto ai colori più vividi e accesi del terzo, mentre i costumi, firmati dallo stesso Pelly, sono semplici e lineari: stoffe bianche per gli indù e classico abbigliamento tipicamente borghese per i britannici. All’interno di questa ambientazione astratta la drammaturgia si dipana in modo estremamente fluido grazie all’ottimo lavoro di regia che coinvolge anche le validissime masse corali che, al contrario di quanto accade troppo spesso in Italia, vantano un’ottima presenza scenica e sanno muoversi ed agire con grande efficacia. Ad esempio anche scena che apre il primo atto, sul libretto statica e rituale, viene gestita in modo estremamente dinamico, come peraltro accade in tutti i momenti in cui il coro è impegnato.
Sostanzialmente un’impostazione classica, rispettosa della drammaturgia originale, riproposta in chiave stilizzata con soluzioni fortemente evocative e di grande suggestione.

Se l’aspetto visivo convince sotto ogni punto di vista altrettanto si può dire di quello musicale che può vantare una stella di prima grandezza nel ruolo del titolo. Sabine Devieilhe è protagonista di un’esecuzione magnifica sia grazie ad una tecnica formidabile, che si manifesta nella purezza delle agilità e in un fraseggio morbido ed espressivo, sia grazie ad un’interpretazione che libera Lakmé dal ruolo di usignolo gorgheggiante e ne fa un personaggio sfaccettato e tridimensionale. Emblematica a questo proposito l’aria dei campanelli che non si limita al classico “pezzo di bravura” ma è intrisa di tutta la sua drammaticità -complice anche  la bella soluzione registica in cui Lakmé racconta la storia della giovane indu mediante la tecnica del Wayang kulit, il teatro di marionette d’ombra tipico di quelle culture– in un’interpretazione che segna in modo netto il confine tra l’essere una brava cantante ed una vera e propria fuoriclasse.
Nicolas Courjal è un Nilakantha carismatico ed autorevole, dal timbro pieno e profondo, ma capace di tenere dolcezze come nell’aria “Lakmé, ton doux regard se voile”. Julien Behr tratteggia un Gérald romantico ed appassionato dalla solida linea di canto e credibile sulla scena. Il gruppo degli inglesi, protagonisti di gustosissimi siparietti, vede in scena Guillaume Andrieux (Frédéric), Ingrid Perruche (Mistress Benson), Lauranne Oliva (Miss Ellen), e Elsa Roux Chamoux (Miss Rose). Da segnalare anche la pregevole Malika di Ambroisine Bré.

Alla testa del Coro dell’Opera national du Rhin e dell’Orchestra sinfonica di Mulhouse il Maestro Guillaume Tourniaire è stato protagonista di una lettura chiaroscurata dalle sonorità turgide che ha valorizzato sia i momenti lirici che quelli più drammatici.
Al termine un pubblico entusiasta ha tributato a tutto gli interpreti un quarto d’ora di applausi interrotti solo dalla chiusura del sipario.