Fedora diva del cinema

L’opera di Umberto Giordano torna all’Oper Frankfurt nella ripresa del felice allestimento di Christoph Loy con Nadja Stefanoff protagonista

Fedora (Foto Barbara Aumueller)
Fedora (Foto Barbara Aumueller)
Recensione
classica
Frankfurt am Main, Oper Frankfurt (Opernhaus)
Fedora
15 Ottobre 2023 - 17 Novembre 2023

Dopo il successo riscosso nella scorsa stagione seguito allo slittamento causa pandemia del debutto previsto già nel 2020, torna sul palcoscenico dell’Opernhaus di Francoforte sul Meno la Fedora di Umberto Giordano, lavoro ancora inedito all’Oper Frankfurt fino alla scorsa primavera. Il cast è meno lussuoso – assenti soprattutto le star Asmik Grigorian e Jonathan Tetelman – ma il successo si ripete tale e quale.

La produzione è quella firmata da Christoph Loy per l’Opera Reale Stoccolma nel 2016, ripresa in questa stagione da Aileen Schneider. Lo spazio è fisso ma funziona quasi come un set cinematografico, che si allarga ben oltre lo spazio circoscritto della scena disegnata da Herbert Murauer come un grande salone con le pareti tappezzate di broccato. Il film, fatto per lo più di immagini della diva Fedora avvolta nei suoi eleganti costumi ma ripresa anche svestita o al trucco nel backstage con immagini live (i video sono curati da Velourfilm AB), è proiettato all’interno di una grande cornice dorata vuota al centro, che si apre nel secondo atto e nel terzo atto per mostrare come in un teatro il salone della dimora parigina della contessa Romanoff e quindi la sua villa nell’Oberland bernese dove la vicenda conosce il suo tragico epilogo. Come in un gioco di specchi, se l’artificiosità è esaltata attraverso i teatrini posticci allestiti sulla scena, la verità è colta soprattutto negli espressivi primi piani del volto della diva che scandiscono le fasi della trama ricca di colpi di scena, presa a prestito dalla pièce omonima di Victorien Sardou, drammaturgo che sapeva come tener vivo l’interesse degli spettatori. Ha molto di cinematografico anche la scelta apprezzabile di non interrompere con alcuna pausa i tre atti dell’opera, descritta come “thriller verista” nel programma di sala.

Già presente nel cast della scorsa stagione, protagonista è Nadja Stefanoff, “physique du rôle” perfetto come diva del cinema che regge benissimo i primi piani ma penalizzata da una dizione non sempre trasparente. Alfred Kim è Loris, vocalmente solidissimo ma il lavoro sul personaggio non appare troppo approfondito. Come nell’operetta, anche in Fedora a stemperare una trama dalle tinte fosche c’è la coppia leggera, che è quella della frivola contessa Olga Sukarev e del fatuo De Siriex, impersonati con giusta leggerezza scenica ma anche di mezzi vocali da Bianca Tognocchi e Mikołaj Trąbka. La pletora di ruoli minori, sono tutti molto caratterizzati nel disegno registico come le comparse di un buon film. Lo sono soprattutto il compassato pianista iper-chopiniano Boleslao Lazinski (il bravo Mariusz Kłubczuk, maestro ripetitore in forza al teatro e qui completamente immerso nel ruolo), e la strana coppia del domestico Basilio (Dominic Betz) e del giovane Dimitri (Bianca Andrew), protagonisti di un pudico idillio gay che fa da contraltare alle passioni sfrenate delle coppie omologate Fedora-Loris e Olga-De Siriex. Poco più di una comparsa anche il coro dell’Oper Frankfurt accuratamente preparato da Álvaro Corral Matute.

Sul podio della Frankfurter Opern- und Museumsorchester in gran forma, Carlo Montanaro dirige con vigore e senza lesinare sugli effetti distribuiti in partitura da Giordano. L’effetto è assicurato.

Pubblico folto. Accoglienza calorosa.

 

 

 

 

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