L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Tiepido crepuscolo

di Susanne Daumann

Suscita emozioni tiepide l'ultima giornata della Teatralogia wagneriana a Erl.

Erl, Der Ring des Nibelungen, 30-31/07-01-02/08/2014

Erl, Siegfried, 08/07/2023

ERL 16 luglio 2023 - Dopo Siegfried, questo è l'ultimo episodio del ciclo dell'Anello del Nibelungo con la regia di Brigitte Fassabaender e la direzione di Erik Nielsen. Ancora una volta ci troviamo nel teatro che ospita le Passioni, dove l'assenza di una buca per l'orchestra e di macchine sceniche non facilita il lavoro del team di allestimento: il palcoscenico è buio e praticamente spoglio, occasionalmente abbellito da balconate e scale, con quasi nessun arredo o oggetto di scena che indichi il luogo e la situazione.
L'intero primo atto, con i richiami al passato e l'impostazione delle trame future, è raccontato da Wagner in modo molto lento e ridondante, e la messa in scena e l'interpretazione musicale non aggiungono nulla alla narrazione. Certo, ci sono alcune idee divertenti, alcune gag: le Norne sono tre giovani donne colorate che lavorano a maglia intorno al tavolo di un caffè; Siegfried, debordante e ingenuo come sempre, fa cadere la spada sul tavolo da biliardo di Gunther, e Gunther si precipita sul prezioso feltro per vedere se è stato danneggiato. Questo non è bastato a colmare il vuoto. Vincent Wolfsteiner, che era abbastanza credibile in Siegfried come figlio ribelle e giovane uomo in cerca della sua vita, lo è meno stasera come eroe realizzato. È un uomo nel fiore degli anni, piuttosto sano, un po' goffo, il che lo rende quasi comico. Il suo Siegfried è simpatico, un po' ingenuo, un po' credulone, ma non un eroe glorioso e sexy di cui una principessa come Gutrune si innamorerebbe a prima vista. Un palcoscenico buio e vuoto con una scenografia minimalista, un contenuto piuttosto pesante e lento e una direzione orchestrale che a volte si trascina: questo primo atto rimane poco convincente e non ci incanta. È Robert Pomakov, che interpreta il vile Hagen con una notevole presenza scenica e una potente voce di basso, a salvare la situazione.

Il secondo atto è più vivace: il gioco di intrighi di Hagen ci attira gradualmente. Gunther appare sempre più come la vittima più tragica e Manuel Walser, baritono lirico dal canto suadente, offre un'interpretazione toccante. È vestito tutto di bianco, come i suoi capelli: il suo spettro, se vogliamo. Gutrune (Irina Simmes) è un personaggio poco definito nell'opera di Wagner, solo un'altra pedina nel gioco di Hagen. Christiane Libor nei panni di Brünnhilde è forte e convincente.
Il terzo atto, ahimè, perde ancora una volta la sua vitalità. Le ragazze del Reno sembrano giocatrici di pallanuoto.

La scena dell'assassinio di Siegfried e la sua morte risuonano assai bene, ma non riescono a entrare in consonanza con il pubblico. Anche la pira, che è un piccolo fuoco teatrale, e il canto finale di Brünnhilde rimangono tiepidi, appena tiepidi: è la fine di un mondo, la fine del regno degli dèi che si pensava fossero eterni, il mondo dovrebbe crollare intorno a Brünnhilde proprio come stanno crollando le montagne non lontane da qui che si pensava fossero eterne. Ma noi ci sediamo in silenzio, ascoltando Brünnhilde, e non succede nulla. È bella, è potente, ma il senso di urgenza e di dramma non arriva.
È stata una giornata pesante e grigia: speriamo che le prossime rappresentazioni godano di un tempo più sereno e siano più energiche.


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