Recensioni - Opera

Teatro Regio di Torino: La Fille du régiment

Gioiellino musicale e registico

Il 21 maggio ho passato un pomeriggio di musica e magia al Teatro Regio di Torino, assistendo all’esecuzione de La Fille du régiment, penultima opera della stagione dei 50 anni del nuovo teatro.

Magnifico il cast, dolcissima la regia, uno spettacolo indimenticabile, già andato in scena al Teatro La Fenice di Venezia nell’ottobre del 2022. Persa quella produzione, sono felice di averla ritrovata a Torino.

Inizio dalla regia che racconta la storia attraverso una persona anziana che la narra ai pronipoti che vengono a trovarla nella casa di riposo dove risiede.

Infatti durante l’Ouverture viene proiettato un film in cui si vede l’episodio della vista, la gioia della bisnonna e il suo iniziare a raccontare la guerra vissuta sulla propria pelle.

Le stanze delle case di riposo sono spoglie, ma la signora ha sulla credenza le cose che le ricordano la propria vita, ovvero un orologio a cucù, scatole di medicine, un dipinto delle montagne tirolesi che farà da sfondo alla vicenda, l’orologio del nonno, una penna, una macchinina, un modellino di sidecar, un carillon con sopra un pianoforte a coda e una ballerina, una scatola di gioielli, una statua della Madonna e il busto di Donizetti.

Questi oggetti, ingranditi, diventano le scene in cui si svolge la vicenda.I costumi sono stile anni quaranta, comprese le uniformi dei soldati.

La regia, scene e costumi sono di Barbe & Doucet, ripresa benissimo da Florence Bas. Le luci sono di Guy Simard, molto ben disposte, che creano l’ambiente notturno, diurno e lo splendore della casa della Marchesa. La regia video è stata curata da Guido Salsilli mentre l’allestimento è stato diretto da Antonio Stallone.

Il direttore d’orchestra era il Maestro Evelino Pidò, felicissimo, da torinese, di partecipare a questa produzione per i 50 anni del nuovo Regio. Da musicista di esperienza quale è ha diretto da par suo l’orchestra del Teatro Regio di Torino, Perfetta nel suono, mai troppo alta, una armonia completa tra suono e canto. Ci ha regalato anche un…fuori programma parlato quando, richiesto dalla Duchessa di Crakentorp, ha concordato con lei l’interpretazione di Ciribiribin, bissata!

La Duchessa era interpretata da quel mostro di bravura che è Arturo Brachetti, che ha deliziato il pubblico con la sua abilità di trasformista e ci ha donato una Duchessa molto caratteristica ed indimenticabile.

Bravissimo il Coro del Teatro Regio di Torino diretto dal maestro Andrea Secchi.

Parliamo ora degli interpreti. Iniziamo dal soprano Giuliana Gianfaldoni che interpretava la protagonista, Marie. Questo giovane soprano ha una tecnica eccezionale, i suoi acuti sono sempre ben tenuti, mai urlati, ha un centro e note basse, linea di canto invidiabile e presenza scenica. È una giovane con una voce d’angelo che canta in maschera, un piacere ascoltarla. L’ho conosciuta giovanissima ed era già una cantante molto valida, una promessa per il bel canto, promessa mantenuta in pieno. Ha ricevuto applausi a scena aperta, è stata molto convincente anche nella recitazione.

Tonio era interpretato da John Osborn, generosissimo tenore che ha bissato l’aria famosa dei do di petto!!! Generoso perché, anche se affaticato, li ha sempre bissati. Bravissimo nella interpretazione e nel canto, molto convincente in questo ruolo che aveva già interpretato nella produzione veneziana. È stato accolto da tifo da stadio, non c’erano juventini e torinesi, solo tifosi suoi, che hanno goduto del suo dolce canto.

Sulpice era interpretato dal baritono Simone Alberghini che ha sostituito Roberto De Candia: è sempre una sicurezza averlo nel cast e ci ha deliziato col suo fraseggio, linea di canto, offrendoci una interpretazione validissima del personaggio.

La Marchesa di Berkenfiel era interpretata dal mezzosoprano Manuela Custer che ha saputo trasmetterci, col suo canto, tutte le emozioni di questa madre che ha ritrovato la propria figlia, la sua voglia di riscatto attraverso lei e la scelta di farle coronare il sogno d’amore.

Bravissimi gli altri interpreti, a cominciare dal basso Guillaume Andrieux come Hortensius, da Lorenzo Battagion come caporale, da Federico Vazzola, attore come notaio e Alejandro Escobar come contadino.

Alla fine il pubblico era soddisfatto, felicissimo di aver passato questo pomeriggio al Regio, malinconico perché avrebbe voluto che l’opera ricominciasse dall’inizio, ovvero fosse bissata completamente!!!