Palermo, Teatro Massimo: “Ernani”

Palermo, Teatro Massimo, Spettacolo dedicato a Vincenzo La Scola   ERNANI”
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Francesco Maria Piave. 
Musica di Giuseppe Verdi
Ernani, il bandito GIORGIO BERRUGI
Don Carlo, re di Spagna SIMONE PIAZZOLA
Don Ruy de Silva, grande di Spagna MICHELE PERTUSI
Elvira, sua nipote e fidanzata ELEONORA BURATTO
Giovanna, sua nutrice IRENE SAVIGNANO
Don Riccardo, scudiero del re CARLO BOSI
Jago, scudiero di don Ruy ANDREA PELLEGRINI
Filarmonica Arturo Toscanini
Orchestra eCoro del Teatro Massimo di Palermo
Maestro concertatore e Direttore Omer Meir Welber
Maestro del Coro Ciro Visco
Mise en espace Ludovico Rajata
Costumi e progetto  visivo Andrea Fiduccia
Animazione digitale Fabiola Nicoletti
Luci Giuseppe Di Iorio
Palermo 26 Febbraio 2021
Per ricordare, a dieci anni dalla prematura scomparsa, il concittadino Vincenzo La Scola, Ernani al Massimo nel 1999, il teatro palermitano ripropone, purtroppo solo in streaming, l’opera verdiana. Come assai spesso si fa, e noi ce ne stiamo abituando, nella platea, svuotata di poltrone e pubblico, si muovono i cantanti; sulla buca rialzata sono sistemati gli archi, sul palcoscenico, con maggior distanziamento, legni ed ottoni e finalmente, nei palchi vengono disseminati i coristi.Pare questa la distribuzione, ubbidiente alle norme e alle prescrizioni statali e locali, più facile da realizzare e gestire. A Palermo la buona riuscita dell’operazione è stata affidata a Ludovico Rajata non più regia, nella dizione del cartellone, ma “Mise en espace”, che non ricordo di aver mai letto precedentemente. Il risultato, che evita la staticità della “forma di concerto” è apprezzabile, ad esso contribuiscono i bellissimi costumi d’epoca di Francesco Zito, le luci di Giuseppe Di Iorio, e le diavolerie elettronico-visive di Andrea Fiduccia e di Andrea Fiduccia. Non abbiam sofferto troppo per l’assenza di scena e per la povertà di elementi, un trono nel secondo atto, la tomba di Carlo Magno nel terzo, ripagati abbondantemente da una magnifica riuscita musicale. È risaputo: i cori condotti da Ciro Visco sono un’eccellenza assoluta sia tecnica che estetica. Il coro del Massimo, pur disperso sulle decine di palchi, ha dato ai suoi imprescindibili interventi da protagonista, un potente carattere di compattezza e di potenza. Un sussurrato ”si ridesti il leon di Castiglia” che poi sfoga in una accorata aspirazione comune, ha rianimato gli animi avviliti dal virus.
I manovratori di “potenziometri” che solitamente tarpano i suoni anche delle orchestre più blasonate, a Palermo si sono inteneriti e non hanno fatto scempio della varietà di colori e di dinamiche che Omer Meir Welber ha messo nella sua tavolozza e che le validissime sezioni dell’orchestra siciliana ci hanno trasferito. Non altrimenti era successo con il memorabile Parsifal da antologia che, pochi anni fa, il direttore aveva proposto nello stesso teatro. Omer Meir Welber parimenti crede ed esalta il Wagner più maturo e il Verdi giovanile a cui conferisce un fascino autentico. Non è sempre così e, soprattutto, non è da tutti. Quattro i protagonisti vocali dell’Ernani, opera vocalmente molto impegnativa: un tenore eroe amoroso; un oppositore egualmente amoroso: baritono nobile appassionato; un’anima nera dalle infinite sfumature: basso parimenti nobile ed astioso. Finalmente Lei, il soprano, che tutti vogliono ma che nessuno avrà: Leonora, fierissima aragonese. Il quartetto vocale offertoci dal Massimo è notevole. Le attese erano fortissime e il rimpianto per non poterci essere “dal vivo” pure. Eleonora Buratto, già Elvira a Parma al Festival Verdi dello scorso autunno, eccelle nella parte sia per carattere che per voce e domina la serata. Con Carlo e con Silva fa vibrare orgoglio, sdegno e nobiltà. Con Ernani amore e passione la possiedono. La voce è bellissima e saldissima cosicché, negli insieme, emerge inequivocabilmente come centro focale. Peccato che in certe emissioni in acuto il suono sembra risultare sempre perfettamente “a fuoco”. Coprotagonista del successo della serata Michele Pertusi che ormai da decenni (Silva l’ha debuttato, dice lui, 37 anni fa a Modena) domina la parte. Il tempo non ha intaccato per nulla il personaggio, l’ha arricchito vieppiù di sfumature. È cattivo, ma lo si ama ugualmente: come non immedesimarsi in questo “anziano” a cui l’amore ha dato alla testa? La vocalità si mantiene salda e se qualche vibrazione si sente la si attribuisce al carattere del personaggio. Il timbro pieno e il colore fascinoso sono quelli di sempre: “chapeau”!.
Giorgio Berrugi, al debutto nel ruoli del protagonista, è sulla linea dell’omaggiato Vincenzo La Scola. Ernani, in questa visione, è un nobile amoroso che i casi hanno costretto ad essere bandito. Linea di canto nobilissima, rispettosa della scrittura verdiana. Nulla viene tralasciato, gruppetti acciaccature mordenti tutto è eseguito con classe e con piacevolezza. Lo scrocchio di una puntatura, evitabile invero, nel finale della cabaletta del primo atto non inficia il risultato. Una certa carenza di squillo, che lo penalizza negli insieme, gli preclude l’aspetto eroico. Come per Berrugi, non è meno nobile il canto di Simone Piazzola, che già altre volte ha affrontato il personaggio ma che stenta a far emergere. Si direbbe che per lui Carlo V non gli appartenga. La voce bella e suadente, non ha problemi di estensione e tecnici, ma il carattere latita. Anche per lui, come per il tenore, gli insieme sono a “rischio scomparsa”. Mai come ora si vorrebbe verificare “dal vivo” quanto esposto, per liberarci dal dal sospetto che, in registrazione, alcune voci risultino penalizzate. Pure nel resto del cast  le scelte del Massimo sono state oculate e sagge. Irene Savignano nobilita i breviinterventi di Giovanna. Carlo Bosi, una certezza di professionalità e affidabilità, con voce chiara e sicura ha conferito appropriata nobiltà a Don Riccardo, scudiero del re. Jago, scudiero di Silva, è stato appannaggio di Andrea Pellegrini, giovane neo vincitore del premio  Viñas, che ha potuto così meritoriamente e con onore essere parte di questa produzione. Foto Rosellina Garbo