Trieste: un Andrea Chénier tra calligrafici alti e bassi

Dramma di ambiente storico ispirato alla vita del poeta francese André Chénier all’epoca della rivoluzione francese, Andrea Chénier, quattro quadri su libretto di Luigi Illica, è la più famosa e popolare opera lirica di Umberto Giordano. La prima ebbe luogo al Teatro alla Scala il 28 marzo 1896 e fu diretta da Rodolfo Ferrari. Il successo fu trionfale. Da allora il capolavoro di Giordano non è mai uscito dal grande repertorio dei teatri d’opera, anche se al Verdi di Trieste mancava dall’ormai lontano 2002.

Quello che colpisce sempre in Andrea Chénier è la perfetta simbiosi fra un testo che alla sola lettura è di felice cantabilità e lo sgorgare naturale da esso di melodie che non possono lasciare indifferenti. Detto questo, la rivoluzione francese raccontata da Giordano e Illica è di pura fantasia nonostante gli agganci con la grande Storia, basti pensare che il personaggio dell’antagonista baritonale Carlo Gérard è ispirato alla figura del rivoluzionario Jean-Lambert Tallien.
Quanto all’esecuzione triestina, si avvale di un nuovo allestimento molto scarno e tradizionale che il Teatro Verdi ha coprodotto con il Teatro Nazionale Sloveno di Maribor dove è già stato presentato nei mesi scorsi.
Lo firmano Sarah Schinasi per la regia con la collaborazione di William Orlandi per le scene e di Jesùs Ruiz per i costumi .L’impianto è fisso, due elementi in stile neoclassico che si spostano a vista, e consente di suddividere in due parti gli originali quattro quadri dell’opera dando al tutto una certa scorrevolezza. C’è da dire che l’azione è però appena accennata dalla regia che non coglie i nodi drammaturgici centrali del lavoro e si risolve in una corretta, ma un po’ anonima, illustrazione del tutto.

La compagnia di canto offre prestazioni intermittenti: il più applaudito è il sanguigno Gérard di Devid Cecconi che a fronte di una vocalità baritonale molto generosa mette in evidenza una cifra stilistica incostante. Il tenore lituano Kristian Benedikt è uno Chénier che non decolla. Scenicamente impacciato, rivela una vocalità importante, inficiata da problemi nell’intonazione, che, specie nel settore acuto, non è mai troppo precisa. Svetla Vassileva è una Maddalena di Coigny che vorrebbe restituire, più dei colleghi, il chiaroscuro del canto che Giordano le affida. Scenicamente immedesimata, si trova in difficoltà quando affronta i fraseggi più delicati e le lodevoli intenzioni del suo canto finiscono un po’ per perdersi nel vuoto.
Fra gli altri possiamo citare la bella raffigurazione che della vecchia Madelon offre Isabel De Paoli, la riuscita caratterizzazione che dell’Incredibile e dell’Abate propone Saverio Pugliese, le buone doti, vocali e sceniche, di Gianni Giuga cui sono affidate le figure di Pietro Fléville e del sanculotto Mathieu. Più in ombra la Contessa di Coigny di Anna Evtekhova e il Roucher di Francesco Musini, decisamente negativa la prestazione della Bersi di Albane Carrère, mentre si disimpegnano con onore nei personaggi loro assegnati, gli artisti del coro Giovanni Palumbo (incisivo Fouquier Tinville), Giuliano Pelizon (ottimo Schmidt e maestro di casa) e Federico Paccorini (vigoroso Dumas). Anche del coro stabile del Verdi, preparato da Francesca Tosi, non possiamo che dire bene.

A concertare il tutto era Fabrizio Maria Carminati, con tempi indugianti che non sempre rendono giustizia all’ardente melodizzare giordaniano e che tende a verticalizzare la lettura di un’opera che ha nel suo grande impatto melodico più che nella raffinatezza armonica la sua cifra precipua.
Al termine della rappresentazione il pubblico, non foltissimo la sera della prima, ha comunque accolto con calore tutti gli artefici della serata.

Rino Alessi
(17 maggio 2019)

La locandina

Direttore Fabrizio Maria Carminati
Regia Sarah Schinasi
Scene William Orlandi
Costumi Jesus Ruiz
Personaggi e interpreti:
Andrea Chénier Kristian Benedikt
Maddalena di Coigny Svetla Vassileva
Carlo Gérard Devid Cecconi
Madelon Isabel De Paoli
La Contessa di Coigny Anna Evtekhova
La mulatta Bersi  Albane Carrère
Roucher Francesco Musinu
Un Incredibile/L’abate poeta Saverio Pugliese
Pietro Fléville/Il sanculotto Mathieu Gianni Giuga
Schmidt/Il Maestro di casa Giuliano Pelizon
Fouquier Tinville Giovanni Palumbo
Dumas Francesco Paccorini
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Maestro del Coro Francesca Tosi

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